Negli ultimi anni abbiamo spesso ripetuto quanto sia diventato indispensabile per i birrifici italiani ragionare sul locale, cercando di sviluppare un solido consumo di “vicinanza” prima di volgere lo sguardo ad altri mercati. È una necessità che molte realtà hanno compreso e che in alcuni casi viene comunicata con progetti ad hoc, come quello annunciato recentemente dal birrificio laziale Eastside (sito web). La nuova birra Localz Only (7,5%) è infatti la prima di una serie di creazioni accomunate dallo stesso nome e dal fatto di essere disponibili esclusivamente nei pub della città di Latina, dove l’azienda ha sede. La primogenita dell’iniziativa è una DDH Double IPA in stile “Vermont”, luppolata con varietà Citra, Mosaic e Idaho 7. Sarà disponibile da domani come antipasto al novantesimo compleanno del comune del basso Lazio, che cadrà due giorni dopo. La lattina riporta i colori della città e il leone di San Marco, quest’ultimo come omaggio ai coloni veneti che fondarono Latina nel 1932.
E già che ci siamo restiamo a Latina per introdurre la nuova birra che il Birrificio Pontino ha lanciato per Natale 2022. Non siamo al cospetto di una Kerstbier o di una produzione esplicitamente natalizia, bensì di una Red Ale “con una marcia in più”. La Ralph (7%) prevede infatti l’aggiunta di pepe, spezia che va ad arricchire un profilo aromatico di per sé già abbastanza complesso, in cui emergono soprattutto note di caramello e frutta candita. La chiusura leggermente amara alleggerisce la bevuta e contribuisce a renderla l’indiziata numero per presentarvi anche quest’anno sbronzi al cenone con i parenti. Il nome è un omaggio a Ralph Supermaxieroe, protagonista di una spettacolare serie tv degli anni ’80. Evidentemente per i ragazzi del Pontino è lui il vero eroe in costume rosso di questo periodo, non quel solito vecchio barbuto con inequivocabili problemi di linea.
Dall’Agro Pontino ci spostiamo in provincia di Milano per raccontare un’interessante collaborazione internazionale tra i birrifici War (sito web) di Cassina de’ Pecchi e Hopfully Brewing (sito web) di Dublino, coordinata dal distributore Sofismi. Anche in questo caso c’è un chiaro riferimento di appartenenza geografica, poiché la birra si chiama Milano is on fire (8,5%): è una New England IPA “con gli steroidi” (la gradazione alcolica è più alta dello standard), che prevede l’impiego di luppoli neozelandesi (Nelson Sauvin), australiani (Galaxy) e americani (Simcoe). Aspettiamoci dunque una birra molto profumata con aromi di frutta tropicale, uva e agrumi e un corpo piuttosto vellutato, con un amaro morbido e delicato. Se volete assaggiarla sappiate che è disponibile proprio a partire da oggi.
Sono invece due le novità provenienti dal birrificio Torre Mozza (sito web) di Rovigo, entrambi appartenenti a tipologie che, per motivi diversi, non sono usuali da trovare sul mercato. La prima si chiama Dual IPA (7,8%) ed è realizzata seguendo il modello delle Cold IPA, tipologia luppolata a bassa fermentazione che è comparsa in tempi recenti nella scena brassicola americana, prima di diffondersi tiepidamente anche in Europa. Il birraio Daniele Menin l’ha però reinterpretata in chiave “doppia”, alzando la gradazione alcolica: il risultato è una birra ambrata con un profilo aromatico pulito e una delicata carbonazione, che lascia spazio al contributo agrumato e resinoso dei luppoli Citra, Simcoe e Hull Melon. La seconda new entry di Torre Mozza si chiama invece Ofiuco (8%) ed è una classica Bière de Garde brassata esclusivamente con materie prime provenienti dal Belgio. Contraddistinta da note di caramello, spezie, prugna, frutta rossa e uva spina, è una birra piuttosto complessa ma gustosa e scorrevole.
A proposito di stili poco frequentati, una decina di giorni fa il birrificio Hop Skin (sito web) ha svelato i dettagli della sua nuova birra, battezzata Troppo Toosten (5,8%). La tipologia di riferimento è quella delle Patersbier, dette anche Enkel o Belgian Single, cioè le produzioni più leggere dell’arte brassicola trappista, tradizionalmente destinate al consumo interno dei monaci. I ragazzi di Hop Skin hanno deciso di imprimere alla ricetta un tocco personale, ma senza stravolgere i connotati dello stile: oltre all’uso di luppoli continentali (Tettnanger), hanno impiegato varietà americane (Amarillo) per aggiungere un’intrigante sfumatura agrumata a un profilo aromatico caratterizzato dai sottoprodotti della fermentazione del lievito (esteri e fenoli in primis). Non è una birra natalizia in senso stretto, ma a livello concettuale si associa benissimo al tema delle festività .
È invece espressamente natalizia, già a partire dal nome, l’inedita di Antikorpo Brewing (sito web) con cui concludiamo la seconda panoramica settimanale sulle nuove birre italiane – ve l’avevamo detto che saremmo stati costretti a tornare sull’argomento. La Jingle Rats (8,5%) è una Weizenbock di colore ramato carico, con una schiuma abbondante e una prevedibile opalescenza. Rispetto alle classiche Weizen, in questa variazione di stile la componente maltata appare più evidente, tanto che si possono riscontrare facilmente note di biscotto, miele millefiori e pasta frolla ben cotta, alle quali si aggiungono i tipici sentori speziati (cannella, vaniglia) e fruttati delle birre di frumento tedesche, che qui però virano più sulle pomacee (mela e pera) rispetto alla classica banana matura. Al palato è rotonda, avvolgente e delicatamente carbonata e chiude con un tocco acidulo e amaro a bilanciare l’ingresso inevitabilmente dolce.