Nelle ultime settimane si è parlato molto di Alder, la nuova creatura di Marco Valeriani che è partita riservando subito qualche novità oltre alle quattro birre di debutto. Nel frattempo Hammer (sito web), il suo ex birrificio, non è certo rimasto fermo e recentemente ha sfornato un paio di interessanti novità. La prima è stata presentata a Eurhop e si chiama Asprilla (4%): è una Berliner Weisse brassata con l’aggiunta di mango e frutto della passione e dunque, secondo gli ultimi dettami del BJCP, sarebbe più corretto considerarla una Catharina Sour. Definizioni a parte, è una birra leggera, acidula, rinfrescante e caratterizzata a livello organolettico dalla frutta esotica prevista in ricetta. La seconda novità è più recente: si chiama Death in Watermelon (5,5%) ed è realizzata in collaborazione con il birrificio serbo Dogma. Come il nome suggerisce qui l’ingrediente speciale è il cocomero, che si innesta su una base ispirata alle Witbier del Belgio (speziatura con lime e coriandolo). La Death in Watermelon è stata presentata ufficialmente sabato scorso.
Visto che abbiamo citato Eurhop, va segnalato che nel corso del festival romano il birrificio Mukkeller (sito web), vincitore del premio Birrificio dell’Anno 2019, ha presentato una nuova bassa fermentazione. La birra si chiama Kazzen Pils (5,1%) e afferma di ispirarsi al super tradizionale stile delle Bohemian Pils. In realtà devia leggermente dall’interpretazione più autentica dell’antica tipologia della Repubblica Ceca, portando in evidenza la parte luppolata e giocando più sugli aromi di questo ingrediente che sul classico contrappunto tra malto e luppolo. A ogni modo si tratta di un’altra Lager da aggiungere alla validissima gamma del produttore marchigiano, da tempo una sicurezza totale in questa specialità tornata recentemente di moda.
Mentre si avvicina velocemente la fine di ottobre molti stanno già pensando a come festeggiare Halloween. La ricorrenza di origine americana e ormai adottata anche alle nostre latitudini rappresenta l’occasione per molti birrifici di lanciare birre alla zucca. Ed è proprio una Pumpkin Beer l’ultima nata del Birrificio Ofelia (sito web), che però si allontana dal modello di partenza – quello cioè estremamente speziato dei birrifici statunitensi – per cercare una strada personale e molto originale. La birra si chiama La volpe e la zucca (4,6%) e oltre a caratterizzarsi per l’impiego della curcubitacea, prevede il ricorso a una percentuale di malto affumicato. Il ventaglio aromatico è dunque contraddistinto non solo da note fruttate e caramellate (e ovviamente dalla dolcezza della zucca), ma anche da sfumature affumicate che arricchiscono la bevuta e regalano un profilo “autunnale” a questa birra. Per provarla in anteprima dovrete aspettare sabato 26 ottobre, quando sarà protagonista di un evento presso il birrificio con menu studiato appositamente.
A ben vedere non siamo solo in periodo di zucche, ma anche di raccolta di luppolo. Per l’occasione i ragazzi del validissimo birrificio MC-77 (sito web) si sono recati nella Yakima Valley, una regione americana quasi leggendaria per la coltivazione di questa pianta. È da lì infatti che provengono molte varietà aromatiche utilizzate dai birrifici di tutto il mondo, compreso MC-77: per celebrare il viaggio Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani hanno allora prodotto la Yakima Trip (7%), un’American IPA che naturalmente punta a valorizzare al massimo il contributo del luppolo. Vale la pena aggiungere che il viaggio negli States è proseguito con destinazione verso il Northeast, che sicuramente avrà offerto spunti di ispirazione per prossime novità. Staremo a vedere…
E concludiamo con un’altra birra autunnale, ma assolutamente unica nel suo genere. Il birrificio La Collina (sito web) della provincia di Lucca ha infatti da poco annunciato la sua Driadi (7%), che se non vado errato è la prima birra in Italia (e probabilmente nel mondo) a essere realizzata con l’aggiunta di ghiande, sia in ammostamento che in bollitura. Questi frutti (nascono sulle querce) oggi non trovano più spazio come alimento, ma in passato erano utilizzati per la panificazione (soprattutto in Garfagnana) e come surrogato del caffè in tempi di guerra. Molto interessante anche lo stile di partenza per la Driadi, cioè quello delle Wee Heavy: parliamo dell’estremo più alcolico dell’ampia famiglia delle Scotch Ale. Come da copione è una birra sostanzialmente dolce, il cui profilo aromatico è arricchito da sfumature tostate e da note di frutta secca (nocciola, ghiande). Il finale è bilanciato da una chiusura amara che non proviene tanto dal luppolo (impiegato in dosi minime), quanto dal contributo tannico delle ghiande. Nata in collaborazione con l’associazione escursionistica/naturalistica Apuantrek, questa Driadi merita sicuramente un assaggio.