Da più di 20 anni (cioè sin dalla sua nascita) il birrificio Baladin (sito web) si è sempre dimostrato un produttore estremamente attivo, tanto che molte delle sue iniziative si sono spesso spinte persino oltre i confini della birra – recente ad esempio è il lancio del Beermouth, un vermut su base Xyauyù. È per questa ragione che nonostante la sua predisposizione agli esperimenti, non è certo una presenza fissa delle nostre panoramiche sulle nuove birre italiane. Tuttavia proprio qualche giorno fa è stata annunciata una creazione inedita, battezzata Roxa (5,5%): un’American Amber Ale realizzata con una percentuale di malti caramello e tostati, un deciso dry hopping e l’aggiunta “creativa” di scorze d’arancia amara. È una birra che gioca sull’amaro in maniera piuttosto netta (40-42 IBU) e che è pensata per il consumo al pub: non sarà infatti disponibile in bottiglia, ma solo in fusto. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito di Baladin.
Il luppolo è ancor più protagonista nella Teypana (6,9%, 40 IBU), ultima creazione del birrificio lombardo Porta Bruciata. La ricetta infatti ruota intorno a una specifica varietà, denominata Sabro e disponibile da poco sul mercato. A differenza di altri celebri luppoli americani come il Cascade e il Mosaic, che nascono dall’ibridazione con tipologie europee, il Sabro è al 100% made in USA: deriva dall’incrocio di sole varietà selvatiche del New Mexico. Il suo contributo aromatico si manifesta con note di cocco, scorza di clementina, frutta tropicale, toni balsamici e di legno di cedro. Facile allora capire perché il birrificio abbia inteso questa Taypana come una single hop, sebbene questa scelta non sia nelle abitudini produttive di Porta Bruciata. È inoltre la prima creazione a ricorrere al sistema isobarico: una soluzione tecnologica che presto sostituirà la rifermentazione per tutte le birre luppolate dell’azienda. Il lancio in anteprima è fissato per venerdì 8 febbraio in alcuni locali italiani selezionati.
Se le sfumature di cocco del Sabro vi hanno intrigato, sappiate che il Birrificio Amerino di Terni ha da poco annunciato la sua nuovissima Breakfast Stout aromatizzata proprio con il famoso frutto tropicale. Il nome è Cocomoon (6,2%) e la ricetta prevede un uso smodato di cocco, che è stato impiegato in più fasi della produzione raggiungendo quasi il 15% del totale delle materie prime utilizzate. A spalleggiare l’ingrediente speciale ne troviamo altri due tipici delle Stout “da colazione”: vaniglia Bourbon e caffè Baba Budan. La Cocomoon è dedicata al cinquantenario dello sbarco dell’uomo sulla luna e potrà essere assaggiata in anteprima a Beer Attraction. Sarà disponibile in fusto, bottiglia e lattina – Amerino è uno dei birrifici italiani che utilizza questo moderno contenitore – ma nell’ultimo caso occorrerà attendere il mese di maggio.
Torniamo a parlare di IPA e in particolare della loro incarnazione più recente, quella cioè diventata di pubblico dominio con il nome Brut IPA. Sono diversi i birrifici italiani ad aver esplorato questa nuova tipologia e alla lista si è aggiunto da qualche settimana Godog (sito web), produttore di Jesi (AN). Il nome Synthetic Influencer (6,5%) scherza sul concetto di hype birrario legato in particolar modo al mondo digitale, piazzando in etichetta il personaggio in assoluto più influente del web: un gattino. Per quanto riguarda la ricetta, invece, siamo presumibilmente al cospetto di un’interpretazione piuttosto fedele al modello californiano: non ci sono ingredienti “strani”, a parte i famosi enzimi che servono per amplificare l’attenuazione e la secchezza andando a coadiuvare il lavoro del lievito neutro.
E concludiamo con due novità provenienti da Mister B (sito web), produttore italiano che produce solo birra in lattina. La prima si chiama Batch-22 (5,4%) ed è realizzata in collaborazione con il birrificio inglese Bone Machine. È definita una “Iced Tea Pale Ale” perché la ricetta si ispira proprio alla celebre bevanda: oltre ai classici ingredienti brassicoli, troviamo succo di mango e basilico. Il profilo aromatico tuttavia si caratterizza anche per il contributo del luppolo, usato anche a freddo nelle varietà Mosaic e Galaxy. La seconda novità è la BOH (5,6%), una one shot realizzata per e nel brewpub EDIT di Torino: è un’interpretazione “americana” di una Schwarz, con luppoli Chinook e Simcoe aggiunti sia in whirpool che in dry hopping. Se non temete i crossover stilistici, potrebbe essere una bella sorpresa.