In questo preciso momento le novità brassicole dei birrifici italiani si stanno succedendo a un ritmo che mai avevamo documentato in passato. E allora via con gli aggiornamenti e con l’invernale di Birrone, battezzata semplicemente 1617. È definita una Vanilla Ipa perché la ricetta prevede l’aggiunta di vaniglia Bourbon del Madagascar, che caratterizza il bouquet aromatico con una decisa sfumatura “natalizia”. È utilizzato un solo luppolo di varietà Jarrylo, che apporta note fruttate riconducibili alla banana, la pera e gli agrumi. Profumata, speziata e leggermente alcolica (7%), è pensata per “emozionare e riscaldare il cuore nelle fredde giornate” in corso. Un modo interessante di ripensare le IPA in chiave stagionale.
Si ispira invece allo stile delle Doppelbock l’invernale di Birra dell’Eremo, che per la cronaca è anche la prima bassa fermentazione con cui si misura il birraio Enrico Ciani. La Viziosa – questo il nome – si presenta di colore rosso rubino e schiuma beige, con profumi di crosta di pane, caramello e vaniglia e un elegante nota di cioccolato fondente. Morbida al palato, aggiunge un tono caramellato nel retrolfatto e chiude secca con una fine sensazione di cioccolato. Come da modello di riferimento il tenore alcolico è sicuramente discreto (7,2%). Per ulteriori dettagli potete consultare il sito di Birra dell’Eremo.
Saliamo ulteriormente di gradazione (11,5%) con l’ultima nata in casa Hilltop, che il birraio Conor Gallagher-Deeks ha chiamato Via della Cornacchia. Considerando che Conor è molto legato alle tradizioni brassicole anglosassoni, non è difficile capire che siamo al cospetto di un Barley Wine, la tipologia più alcolica in assoluto nel panorama degli stili britannici. La particolarità è che questa birra è brassata con l’aggiunta di nocciole e che sarà disponibile in due versioni in base al tipo di maturazione (durata in entrambi i casi sei mesi): una “liscia” in acciaio e una barricata in botte. La Via della Cornacchia è stata presentata giovedì scorso al Barley Wine in una serata completamente dedicata al produttore di Bassano Romano.
La natalizia del birrificio Lariano – splendida realtà lombarda, troppo spesso sottovalutata – si chiama invece Cactus Pear e possiamo definirla una Strong Fruit Lager. È quindi una bassa fermentazione dal tenore alcolico medio-alto (7,5%), aromatizzata con un 10% di succo di fico d’india fresco. Una ricetta inusuale dunque, dalla quale è scaturita una birra delicata, morbida e fruttata. Il particolare ingrediente stimola almeno due riflessioni: la diffusione che sta avendo recentemente il fico d’india nella produzione brassicola italiana – praticamente ignorato fino a qualche anno fa – e soprattutto l’interessante distonia tra una birra pensata per l’inverno e un ingrediente che invece rimanda all’estate e alle bevute rinfrescanti.
La controversa moda delle juicy sembra aver contagiato anche le birre di Natale, o quantomeno quella che il birrificio Amiata di Arcidosso (GR) ha deciso di proporre per le festività all’orizzonte. La Jxmas parte dunque dalla ricetta di una IPA, alla quale però sono aggiunti polpa di ananas, mango, mela e vaniglia. L’addizione di lattosio contribuisce all’aspetto decisamente lattiginoso di questa particolare tipologia, mentre i luppoli sono tutti di origine statunitense. C’è dunque da aspettarsi una bomba di note fruttate e tropicali e la tipica mouthfeel da juicy, più setosa rispetto alle normale IPA.
Sempre in Toscana bisogna segnalare la natalizia del Birrificio degli Archi, che parte dal modello delle Belgian Strong Ale per poi acquisire una personalità piuttosto peculiare. Ma andiamo con ordine partendo dal nome, Dronken Engel (8,8%), che in fiammingo significa “Angelo Ubriaco” – l’etichetta non dovrebbe lasciare spazio ai dubbi 🙂 . Come detto si ispira alle classiche birre belghe forti, ma prevede un’aromatizzazione con amarene e scaglie di quercia imbevute nello Sherry andaluso. Dolce, calda e corroborante, è ovviamente perfetta per il periodo.
Scendiamo in Sicilia per scoprire la natalizia del birrificio Yblon di Ragusa, battezzata semplicemente Birra di Natale. Dopo gli inizi complicati a causa della burocrazia italiana, ora il produttore siciliano sembra aver lasciato alle spalle tutti i problemi e imboccato una strada di crescita importante, costellata da molte novità . In questo caso siamo al cospetto di una Belgian Dark Strong Ale, dove il classico zucchero candido è stato curiosamente sostituito da caramelle alla carruba, capaci di addolcire il warming alcolico (9%). Nota di merito per la forma delle bottiglie (la “firma” Yblon) e per l’etichetta che richiama i classici (e un po’ kitsch) ricami dei maglioni natalizi.