Come forse saprete, da circa otto anni Cronache di Birra segue con costanza le principali novità provenienti dai birrifici italiani. Una delle tendenze che si è affermata nel tempo è la presentazione “allargata” di nuove birre, che coinvolge diversi pub distribuiti sul territoro nazionale. È proprio questa la modalità con cui il Birrificio del Ducato svelerà al pubblico la sua ultima creazione, battezzata White Riot (4%): venerdì 1 luglio saranno addirittura più di 40 i locali che ospiteranno in anteprima mondiale questa neonata Blanche, aromatizzata con polpa di pompelmo, arancia e scorza di limone. Come previsto dal modello di riferimento è presente anche coriandolo, mentre l’amaro finale in questo caso è più incisivo, ma non esagerato. Una ricetta sognata da tempo da Giovanni Campari, che ora vedrà finalmente la luce.
Decisamente più eccentrica è la ricetta alla base della Mamma Mia (4,7%), collaboration brew tra il nostro Birrificio Italiano e i tedeschi di Freigeist Bierkultur – ogni riferimento al prossimo quarto di finale degli Europei è puramente casuale 🙂 . Ispirata alle torte di rabarbaro, è una bassa fermentazione realizzata con un mix particolare di cereali: oltre al classico orzo maltato troviamo infatti malto di segale e di frumento e fiocchi d’avena. Chiaramente c’è una percentuale importante di succo di rabarbaro, ma probabilmente l’aggiunta più curiosa è quella di aroma di diacetile, normalmente considerato un difetto. Evidentemente l’idea è di restituire la “grassezza” di una fetta di torta e il nostro palato ci dirà se sarà stata una scelta vincente.
Risale a una decina di giorni fa la presentazione della Microwave, Session Ipa realizzata dal birrificio Hammer. Probabilmente il contenuto alcolico (4,5%) è leggermente alto per giustificare l’appellativo “session” – ma tanto secondo me per una Ipa non ha mai senso – tuttavia è una sottigliezza che ci interssa poco. Ben più apprezzabili sono le altre caratteristiche della birra: colore dorato carico, malto Golden Promise, luppoli Simcoe e Amarillo e lievito appartenente a un ceppo speciale. Morbida, con intenso aroma di luppolo e un amaro non invadente (40 IBU), la Microwave può essere considerata una sorta di Golden Ale britannica con una luppolatura più in linea con la potenza di un’American Ipa. La vaga omonimia con la Wave Runner dello stesso Hammer non è un caso, poiché da quella ricetta prende alcuni spunti.
Tantissime sono le novità provenienti dal Birrificio Sant’Andrea di Vercelli, che potremmo riassumere in una nuova birra e una linea parallela che si affiancherà a quella classica. La prima si chiama Sexon (5,5%) ed è ispirata alle tradizionali Saison belghe. La tipica nota speziata del lievito di queste birre è qui amplificato dalla ricetta della Sexon, che prevede l’aggiunta di pepe e Peperoncino Beni Highlands. Attendiamoci quindi un ventaglio aromatico piuttosto complesso, ma anche un’evidente forza rinfrescante unita a un certo grado di piccantezza.
Lo “spin off” della linea BSA si chiama invece Street Beer e vuole esaltare il significato dell’adagio “birra al popolo” che da sempre identifica il produttore di Vercelli. La gamma è composta di tre birre: la Biondin (5%) è una Blonde Ale, facile da bere e brassata con soli luppoli boemi; la Shot! (4,2%) è invece una Session Ipa, pensata anch’essa per favorire la bevibilità; la Sora Belga (5,5%), infine, è una Belgian Ale corposa e rinfrescante, realizzata insieme ai ragazzi di Malto Misto di Roma.
Così come al sottoscritto, anche a Eraldo Corti di ‘A Magara piace poco la denominazione Session Ipa. Personalmente preferisco definirle Light Ipa, mentre Eraldo per la sua ultima creazione si è inventato l’appellativo “Small Ipa”. Il concetto però è sempre lo stesso e la Piccolina – questo il nome della nuova birra – unisce un contenuto alcolico ridotto (3,8%) a una luppolatura potente (40 IBU), ottenuta mediante varietà neozelandesi e tedesche impiegate anche in dry hopping. Inutile dire che come per tutte le produzioni analoghe – in qualsivoglia modo vogliate chiamarle – le calde giornate estive saranno il suo banco di prova per eccellenza.
E a proposito di appellativi insoliti, “Bitter di campagna” è quello ideato da Birra Riminese per la sua ultima creazione, battezzata LaLella (6,5%). Lo stile di ispirazione è ovviamente incarnato dalle birre anglosassoni per antonomasia, mentre il riferimento “bucolico” deriva dall’orzo e dal farro utilizzati, provenienti entrambi da coltivazioni italiane. Per il resto la ricetta è abbastanza classica, prevedendo luppoli britannici e una resa in linea con lo stile. Il nome deriva dalla Lella, regina delle piadine romagnole, di cui ha favorito la diffusione fuori dai confini nazionali. L’etichetta invece, come per le altre produzioni di Birra Riminese, è stata realizzata da Lucrezia, una bambina di 12 anni.