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La falsa cessione di Mahrs ad AB Inbev e l’angoscia di noi appassionati

Da quando per le multinazionali è cominciata la stagione dello shopping nel mondo della birra artigianale, abbiamo imparato a non meravigliarci più di niente. Eppure ogni tanto escono notizie che ci fanno ancora sobbalzare sulla sedia, come quella recente – poi rivelatasi infondata, precisiamolo subito – dell’imminente vendita di Mahrs Brau al colosso AB Inbev. La voce è stata rilanciata nella giornata di ieri dal sito tedesco Inside Beer, che ha dipinto l’operazione  come molto verosimile sulla base di alcune fonti provenienti dal settore. Qualche ora più tardi, però, la notizia è stata seccamente smentita dal proprietario del birrificio Mahrs, Stephan Michel, che l’ha definita senza mezzi termini una baggianata. L’allarme nell’ambiente è quindi rientrato velocemente, ma non quella sensazione di inquietudine che ormai aleggia nella comunità degli appassionati.

Personalmente quando ho letto la notizia di Inside Beer sono rimasto senza parole e profondamente turbato – sì, uso questa espressione anche se stiamo parlando semplicemente di birra. L’eventuale cessione di Mahrs Brau all’industria avrebbe rappresentato per me una delusione persino maggiore della vendita di Birra del Borgo. Per quale ragione? Fondamentalmente perché associo il nome del birrificio Mahrs a una delle tradizioni brassicole più importanti in assoluto: quella legata alla città di Bamberga e alla Franconia in generale. Posso accettare che le multinazionali stringano accordi con produttori craft americani, per quanto apprezzati, o che ottengano il controllo dei birrifici della new wave inglese, olandese, spagnola e cinese. Posso persino accettare che assorbano uno dei microbirrifici italiani più importanti in assoluto e al quale sono affettivamente legato. Ma invadere quella piccola gemma brassicola della cultura tedesca, quell’oasi felice che ha resistito ai cambiamenti dei secoli, sarebbe troppo. Non riuscirei a ingoiare un rospo simile.

Quando penso alla mia idea di birra, a come dovrebbe essere concepita e al modo in cui dovrebbe scandire le nostre giornate, penso sempre a Bamberga. E tra le tante birre disponibili nella piccola città della Franconia, molte ottime e alcune assai meno, ce n’è una che considero una certezza immortale: la gloriosa “U”, cioè la Mahrs Kellerbier Ungespundet Hefetrüb, per citarla con il suo nome completo. È una Keller eccezionale, che di fronte a una presunta semplicità nasconde una complessità meravigliosa. È fragrante, rustica, appagante ed estremamente bevibile. È la “Zwickel suprema”, come la definì Manuele Colonna di ritorno dal suo primo pellegrinaggio in terra francone. È stata per anni la creatura prediletta di Andreas Gaenstaller, persona fantastica e uno dei più grandi birrai che ho conosciuto in vita mia. A Bamberga la troverete sempre in forma smagliante, sia che la beviate presso il birrificio, sia che la ordiniate in uno dei tanti ristoranti del centro.

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In più il birrificio Mahrs può vantare la bellezza di tre secoli e mezzo di attività. Un conto è acquistare un birrificio fondato dieci o vent’anni fa, un altro è sfidare la storia di un modo antico di fare birra, totalmente scomparso – proprio per colpa della diffusione dei prodotti industriali – nel resto della Germania. Capiamoci, Mahrs Brau ha da tempo intrapreso un approccio “moderno” alla bevanda, come la creazione di birre in collaborazione con altri produttori – in Italia è accaduto con Lambrate e con Birradamare. Ma è impossibile non definirlo un produttore tradizionale, sia per la carta d’identità, sia perché produce stili con cui sono rimasti in pochi a cimentarsi nel resto della nazione. Insomma, per tutti questi motivi la notizia di ieri mi ha profondamente colpito.

La scoop poi è stato smentito e per questo possiamo tirare un sospiro di sollievo. Ma l’inquietudine di cui parlavo in apertura deriva dalla consapevolezza che la notizia poteva essere vera: anche se avremmo faticato ad accettarlo, l’idea che AB Inbev potesse ottenere il controllo di Mahrs non era poi così remota. Questo dimostra a che punto siamo arrivati in pochissimi anni. Ciò che fino a qualche tempo fa poteva essere bollato come un pesce d’aprile fuori stagione, ora viene accolto come ampiamente verosimile. AB Inbev sta per acquistare uno storico produttore di Bamberga? E che vuoi che sia se ha già fatto razzia di birra craft negli Stati Uniti, ha invaso i mercati di mezza Europa e ha persino messo le mani sull’embrionale segmento cinese.

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Inside Beer ha preso una cantonata, ma non sappiamo se Mahrs abbia comunque intenzione di vendere, magari a un soggetto di tutt’altro tipo. Tutto sommato che una notizia del genere ci turbi è un segnale positivo, perché ci permette di non abbassare la guardia in un momento in cui le multinazionali hanno interesse a confondere le acque e a stringere la presa sul settore artigianale. Restiamo vigili e intanto speriamo di non incappare in sorprese del genere. Le certezze di noi appassionati sono sempre più in bilico.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. Mi auguro sia davvero una notizia priva di fondamento…..dalle mie parti c’è un detto:
    Quando tuona, prima o poi piove!!!

    Sarebbe davvero una grave perdita, brassicola ed anche “culturale”.

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