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Alla scoperta delle craft beers in Cina

La Cina, come buona parte dell’Asia in generale, non è sinonimo di craft beers. Ma in occasione di un mio viaggio in questo incredibile paese ho avuto l’opportunità di scoprire che anche qui esistono delle realtà, più o meno riuscite, di birre artigianali. Il mio viaggio, di piacere e di visita a vecchi amici dei tempi dell’università, si è snodato nel sud del paese partendo da Shanghai, passando per Hanghzhou (dove si è tenuto l’ultimo G20), Xiamen e chiudendo a Guilin. Il tutto zaino in spalla e con molti spostamenti interni tramite svariati mezzi di trasporto.

Chiaramente non si va in Cina per bere birra, o almeno non è il motivo principale. Ma nell’organizzare il percorso non ho resistito alla tentazione di cercare birrifici artigianali o pub con birre locali. La ricerca è stata piuttosto ardua perché le informazioni sono poche e non molto aggiornate. Ma con il supporto dei classici, e a mio parere indispensabili, ratebeer.com e beeradvocate.com, e di blog/forum locali in lingua inglese sono riuscito a trovare posti interessanti.

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Partiamo da Shanghai, la prima tappa del viaggio e una metropoli molto poco cinese. Il meraviglioso skyline e l’alta percentuale di expats occidentali la rendono più vicina a una città come New York che al resto della Cina. A Shanghai la scena craft è presente e ben radicata. Sono stato in tre brewpub  differenti: Shanghai Brewery, Boxing Cat Brewery e The Brew. La Shanghai Brewery (sito web) ha due location, io sono stato in quella che si trova nel celebre quartiere della Concessione Francese, a due passi dal consolato americano di Shanghai. L’ambiente è molto “occidentale” così come il menu dei piatti mentre la clientela è per lo più cinese. Dietro al bancone si possono ammirare i fermentatori e al momento della mia visita c’erano 5 birre alla spina e un sidro. Ho approfittato della possibilità di fare un tasting di 4 prodotti differenti, assaggiando la West River (Weisse, 4,2%), la North Star (IPA, 6,5%), la Black Eyed Bear (Stout, 6,0%) e il sidro. Nessuna mi ha colpito particolarmente, quella che forse merita di più e più consona al suo stile è la IPA. Nonostante le difficoltà comunicative (in Cina quasi nessuno parla inglese) mi dicono che il birraio è un americano.

La Boxing Cat Brewery (sito web) si trova anch’essa nel quartiere della Concessione Francese.  L’atmosfera è anche qui molto occidentale, essendo un locale a due piani che trasmette eventi sportivi e con la possibilità di mangiare classici piatti da pub. Anche qui la clientela era per lo più cinese. Ma a differenza dello Shanghai Brewery i baristi parlavano un po’ di inglese e sono riuscito a ottenere qualche informazione interessante. Il birrificio ha due locali in città e ognuno di essi offre birre diverse. Ho assaggiato la Sucker Punch Pale Ale (5,5%) e la Bourbon BA Donkey Punch Porter (6,8). La prima è una classica American Pale Ale, fruttata e molto beverina, la seconda una Porter aromatizzata al Bourbon, eccessivamente per i miei gusti.

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The Brew (sito web) è invece dislocato nei locali di un hotel a 5 stelle, il Kerry Hotel Pudong, situato lungo la linea della metropolitana che porta all’aeroporto internazionale di Shanghai Pudong. Anche qui l’ambiente e il menù sono molto “occidentali”, mentre la clientela è a larga maggioranza americana ed europea. Il birraio è un irlandese e in determinati momenti della giornata è possibile visitare i locali dove viene prodotta la birra. Anche qui ho optato per il tasting di tre birre: la White Ant, una blanche con sentori coriandolo, la IPA e l’Imperial Stout. Di tutte e tre ho avuto un’ottima impressione, si tratta senza dubbio delle birre craft della qualità più alta di tutte quelle provate a Shanghai.

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Dei tre posti di cui ho parlato i primi due sono facilmente raggiungibili in metropolitana (ma controllate prima quale uscita prendere… ogni uscita dista dall’altra anche diverse centinaia di metri o addirittura sbuca in vie completamente diverse). The Brew è nascosto fra grattacieli quindi serve un po’ più di impegno. Per chi non avesse voglia di spostarsi troppo e volesse godersi la splendida vista su Pudong consiglio invece il Captain’s Bar, bar di un ostello situato in uno dei grattacieli del Bund dove, a prezzi modici, si può bere una birra classica e ammirare il panorama.

Uscire da Shanghai significa entrare in Cina. Haghzhou è salita agli onori della cronaca per avere ospitato l’ultimo G20 e per avere subito un profondo restyling da parte del governo locale in occasione di questo importante avvenimento. Ad Hangzhou la scena craft è portata avanti dal bar interno all’Hotel Shangri-La che si chiama Midtown Brewery (sito web), che da meno di un anno offre birre di propria produzione. Ambiente molto chic e birre veramente care. Ho provato solo la loro Amber Ale che non mi è sembrata nulla di speciale. Interessante invece il pub Ai Shang dove il proprietario, un cinese appassionato di birre, le colleziona da tutto il mondo. Ho trovato birre belghe, tedesche e pure  la Er Boqueron, craft beer valenciana fatta con acqua di mare.

L’ultimo posto dove avrei mai immaginato di trovare un brewpub è Xiamen. Xiamen, conosciuta anche come Amoy, è una affascinante citta di mare, situata di fronte a Taiwan e piuttosto fuori dai giri turistici occidentali. Qui sono stato nell’unico brewpub della città, il Fat Fat Beer Horse (pagina Facebook). Il locale si trova nella zona nuova della città, in un quartiere molto fashion, situato in un compound con molte installazioni artistiche. La produzione di birre avviene in loco, un locale di tre piani con terrazza che si affaccia su un parcheggio. Su internet ho letto che i birrai sono due tedeschi, purtroppo al momento della mia visita non erano presenti perché sarei stato molto curioso di chiedergli come sono finiti a fare birra in un posto così sperduto. La clientela era totalmente cinese ma le ragazze al bancone parlavano un buon inglese. Anche qui ho approfittato della possibilità del tasting, questa volta di 5 birre: ho assaggiato la White Pony (Belgian Wit), la Horse w/n (Session IPA), la Little Black (Stout), la Hippohopposterior (Black IPA) e la Black Moon (Black Barley Wine). Tutte erano di buona qualità, quelle che ho preferito sono state la Black Ipa e la Session IPA.

Da questa esperienza birraia cinese ho provato a trarre alcune conclusioni. Primo, il movimento delle craft beer in Cina è ancora agli inizi. Il rapporto birrificio artigianale per abitante è impietoso ma qualcosa c’è. Non bisogna cadere nell’errore di giudicare la Cina come un paese senza tradizione birraria. La Cina è oggi il più grande mercato al mondo per la birra. Oltre alla onnipresente Tsingtao (la birra che si beve in ogni ristorante cinese in Europa), ogni città ha la propria birra. Si tratta nella quasi totalità dei casi di lager molto leggere che hanno fra i propri ingredienti base il riso.

Secondo, la clientela di questi posti è formata mediamente da cinesi giovani, benestanti e che amano lo stile di vita occidentale (europeo o americano che sia) e tendono a imitarne vizi, passioni e costumi. Il personale, che in diversi casi è in grado di parlare l´inglese, e il menu con piatti da pub occidentale, completano il contesto. Terzo, nella quasi totalità dei posti in cui sono stato il birraio non è cinese e gli stili prodotti lo testimoniano. Sarà interessante vedere se in futuro qualcosa cambierà sotto questo punto di vista.

Se andate in Cina, non fatelo per le birre, ma una o due tappe in queste enclavi craft sono un’esperienza interessante che consiglio. Ganbei!

Niccolo' Querci
Niccolo' Querci
Bergamasco di nascita. Vive a Bruxelles dal 2011 dove si occupa di fondi europei. Ha ottenuto la qualifica di Beer Sommelier presso la Beer Academy di Londra, ha scritto una guida birraria su Bruxelles ed è membro della British Guild of Beer Writers. Ama girovagare per il Belgio e per l'Europa per scoprire nuovi birrifici e nuove birre. Ha una predilezione per le Saison e una venerazione per la birra trappista Orval.

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