Che l’antico stile anglosassone riportato nel titolo sia a rischio di estinzione non è certo una novità. E’ soprattutto per questo motivo che il Camra ha istituito una Giornata Nazionale delle Mild e un mese, quello corrente, dedicato interamente a questa tipologia di birre. Lo scopo è di promuovere le Mild sul territorio, sensibilizzando i consumatori ed esortando i gestori a proporle più assiduamente tra l’offerta dei loro pub. In effetti ormai trovare una mild alla spina è già diventata una rarità in Inghilterra, figuriamoci nel resto del mondo.
In concomitanza con l’evento del Camra, Ronald Pattison ha pubblicato una serie di interessanti post a tema sul suo Shut up about Barclay Perkins, tra cui uno che illustra molto dettagliatamente il declino delle Mild nel mercato brassicolo anglosassone. Un declino iniziato negli anni ’60, dopo più di un secolo di prosperità, che costantemente ha portato questa tipologia di birra verso il rischio della completa scomparsa. Secondo Pattison la chiave per spiegare la sfortunata evoluzione delle Mild risiede nella loro stretta correlazione col territorio. Infatti, altre tipologie che le hanno precedute o seguite, come le Porter o le Pale Ale, sono riuscite a sopravvivere grazie all’export: quando in patria l’interesse per le Mild iniziò a calare, non ci fu nessun altro paese dove proseguire la tradizione dello stile semplicemente perché non venivano esportate all’estero.
Secondo Pattison l’evoluzione è legata a una vera e propria legge di mercato: quanto più una birra è connessa alla regione nativa, tanto più è destinata all’estinzione. A conferma di questa teoria sono chiamati in causa altri esempi illustri, come la Leipziger Gose, la Berliner Weisse, la Münster Alt, ecc. Tutte tipologie che già dal nome dimostrano il proprio legame con la terra di origine.
E’ opinione dell’autore che è piuttosto inutile sperare in una ripresa delle Mild. Chiariamoci: probabilmente questo stile non scomparirà mai del tutto e forse, all’estero più che in patria, potrà incontrare un rinnovato interesse. Tuttavia è impensabile che possa tornare ad essere una tipologia diffusa come un tempo. Resterà relegata a “specialità”, a tentativi di “riscoperta”, ma mai tornerà a coprire consistenti fette di mercato paragonabili a quelle delle Bitter o delle Pale Ale.
C’è da dire, tuttavia, che il ridimensionamento della fetta di mercato delle Mild segue anche l’evoluzione dell’intero panorama brassicolo anglosassone ed europeo. Con l’avvento delle lager e dei prodotti delle multinazionali del settore, gli stili tradizionali hanno ovunque vissuto un rapido declino, ovviamente in misura diversa da caso a caso. Misurare perciò la salute delle Mild solo dalla percentuale di mercato che coprono non sembra un criterio adeguato. Senza per questo negare che si tratta pur sempre di uno stile per puristi, che magari trionfa al GBBF, ma poi è rarissimo trovare nei pub del Regno Unito.
Insomma, quello delle Mild è un trend sì preoccupante, ma in qualche modo fisiologico all’interno di un mercato divenuto ormai da anni globale. L’importante è non lasciare che questo stile cada nell’oblio, ma fortunatamente alle spalle c’è il lavoro sempre ottimo del Camra. Inoltre, se è vero che l’industria brassicola è ormai globale, lo stesso si può dire anche per la comunicazione: fortunatamente a supportare le Mild ci sarà sempre la passione degli amanti di birra artigianale, non più rilegata necessariamente a una dimensione locale. E’ rassicurante sapere che una tipologia birraria oggi può essere preservata grazie al lavoro di un esercito di appassionati, piuttosto che ai soli sforzi di un singolo illuminato (il riferimento alle Blanche non è casuale). La speranza è che presto si inverta la tendenza attuale, magari anche grazie all’interesse dei produttori (non solo inglesi).