Lunedì scorso il birrificio americano Cascade Brewing ha annunciato la sua chiusura. Non è una notizia che può lasciare indifferenti gli appassionati di birra, perché si tratta di uno dei produttori più apprezzati e influenti degli Stati Uniti, soprattutto nell’ambito delle birre acide. Fondato nel 1998, Cascade Brewing è stato uno dei pionieri nella produzione di fermentazioni miste e affinamenti in legno, nonché uno dei maggiori rappresentati del leggendario movimento brassicolo del Pacific Northwest. La vicenda si inserisce in un contesto non facile per la birra artigianale negli Stati Uniti, che sta vivendo un momento interlocutorio. Ma, come vedremo, le cause della dismissione dell’azienda non vanno ricercate nell’ambito delle valutazioni economiche. Attualmente il sito web del birrificio definisce la chiusura “temporanea”, ma non ci sono dati che possano far pensare a una riapertura, né nel breve né nel lungo periodo.
Il fondatore di Cascade Brewing fu Art Larrance, un birraio con una formazione da chimico che ottenne fama nell’ambiente con The Raccoon Lodge, un brewpub situato nei sobborghi orientali di Portland, in Oregon. All’epoca ebbe l’intuizione di allestire una cantina brassicola nel piano interrato del locale, installando dieci botti e battezzando la linea produttiva col nome Cascade Brewing. Fu proprio quell’esperimento a tramutarsi presto in un marchio di successo, contribuendo a far conoscere ai consumatori americani le meraviglie delle birre acide. Nel tempo Art Larrance si accreditò nel settore come uno dei massimi esperti nella produzione di birre sour e nell’impiego di frutta nel processo brassicolo. Il locale che nel 2010 aprì a East Portland (Cascade Brewing Barrel House) è stato per anni una meta fondamentale per gli appassionati, nonostante i tantissimi indirizzi birrari presenti in città. Prima di Cascade Brewing, Art Larrance aveva fondato il birrificio Portland Brewing e ideato l’Oregon Brewers Festival.
Alla base della chiusura di Cascade Brewing c’è quanto accaduto lo scorso maggio, quando Art Larrance è morto improvvisamente a causa di un attacco cardiaco. L’avvenimento, per quanto doloroso e sconvolgente, non avrebbe dovuto intaccare l’attività dell’azienda, poiché nel 2020 Cascade Brewing era stata ceduta a quattro investitori provenienti dal mondo della birra e della ristorazione. Secondo gli accordi, Art Larrance avrebbe rivestito per qualche tempo il ruolo di consulente, continuando a sostenere economicamente la società, prima di andare in pensione. Come riportato da The New School, dopo la sua morte però è emersa una storia diversa, che evidenzia come il passaggio di proprietà non si sia mai realizzato veramente: una vicenda fumosa, che ha pesato in maniera decisiva sulla chiusura di Cascade Brewing.
A fine maggio Ramie Mount, uno dei nuovi investitori, affermò di non possedere, al pari dei suoi soci, la maggioranza delle quote dell’azienda. Dichiarò che per gli accordi era poco più di un manager, rivelando quindi una situazione ben diversa da quella comunicata all’epoca delle firme. La situazione è stata confermata da Alissa Larrance, figlia di Art, che ha raccontato come la struttura aziendale fosse poco chiara anche alla stessa famiglia:
Art era ancora il proprietario di Cascade Brewing, la licenza di produzione è stata ritirata dieci giorni dopo la sua morte. Il fondo familiare non è in grado di sostenere economicamente l’azienda. Non c’è abbastanza denaro per supportarla. Fino a tre settimane fa pensavamo che il nuovo gruppo di imprenditori fosse il vero proprietario di Cascade Brewing.
Nel frattempo sono stati consegnati gli ultimi stipendi al personale del Cascade Brewing Barrel House. Alissa Larrance ha chiesto pubblicamente chiarimenti o ulteriori commenti a Ramie Mount, senza tutavia ricevere risposta.
La fine di Cascade Brewing – che ci auspichiamo sia solo temporanea – non solo lascia un vuoto enorme nel panorama della birra artigianale americana, ma colpisce per il modo in cui è avvenuta: per una volta le cause non sono da ricercare nelle difficoltà legate alla pandemia o all’aumento dei prezzi. Una consolazione da poco, che non dirada i dubbi su quanto sia successo all’epoca del passaggio di proprietà e sul futuro di Cascade Brewing, ammesso che ce ne sia uno.