Scrivere di guerra su una testata che si occupa di birra può sembrare fuori luogo, quasi una forzatura. D’altro canto un evento di tale portata non può non avere ripercussioni su ogni aspetto della nostra quotidianità, con effetti molto concreti. Ciò che sta succedendo in Ucraina è qualcosa che ci tocca da vicino: per un senso di empatia nei confronti delle popolazioni locali, ma anche perché il conflitto porta con sé conseguenze globali a livello economico, sociale e culturale. Non c’è un singolo aspetto delle nostre vite che non sia cambiato da quando la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina e di bombardare i suoi cittadini, quindi non deve meravigliare se tra questi c’è anche la birra. Non è un caso che una delle immagini più condivise nelle ultime settimane sia stata quella del birrificio Pravda di Leopoli, che ha trasformato la sua sede in una fabbrica di bombe molotov. Una vicenda che sarebbe apparsa assurda solo qualche mese fa, ma che oggi testimonia la rabbia e la disperazione del popolo ucraino. Una storia che è solo una delle tante nella quale si fondono birra e guerra: oggi riportiamo tutte le notizie al riguardo uscite negli scorsi giorni.
La campagna Brew for Ukraine
Qualche giorno dopo la foto delle bombe molotov, il birrificio Pravda ha lanciato la campagna Brew for Ukraine, invitando i produttori di tutto il mondo a replicare le sue ricette. L’obiettivo è sostenere la resistenza ucraina devolvendo in beneficienza gli introiti derivanti dalla vendita delle birre aderenti. Come riporta Winemag, dopo aver reso di dominio pubblico i dettagli delle proprie ricette, lo staff di Pravda ha effettuato una cotta in live streaming (seguita da oltre 140 birrifici) con l’intenzione di sensibilizzare la comunità brassicola internazionale sulla condizione dei cittadini ucraini. L’invito è stato raccolto da numerosi produttori stranieri: l’inglese Neptune ha realizzato una Pravda Belgian Witbier seguendo l’appello del Disaster Emergency Committee Ukraine; la beer firm Mash Gang ha brassato una versione low alcohol della Pravda Ukranian Imperial Stout; gli americani J Wakefield e Homegrown Brewing hanno partecipato a loro modo all’iniziativa.
In Italia al momento ci risulta che abbia aderito all’iniziativa il Birrificio 79 (sito web) di Matera, con la Dunkraine, una versione speciale della Dunkan, la Session IPA della casa. Tutto il ricavato sarà devoluto a Save the Children Italia.
La birra di Vetra per sostenere il movimento brassicolo ucraino
Rientra nel progetto collaborativo Resolve, nato per sostenere l’associazione no profit Global Empowerment Mission (GEM), l’iniziativa Beer against war promossa dal birrificio milanese Vetra in collaborazione con i portoghesi di MØM Brewers. Il progetto consiste nella produzione delle birre del birrificio ucraino 2085 Brewery (sito web) di Kiev, costretto a sospendere l’attività dopo l’invasione russa. Vetra ha realizzato la 2085-3, una Hoppy Mexican Lager che è disponibile da qualche giorno sui canali del birrificio lombardo. La produzione è sostenuta dai partner Mr. Malt, ViaLatta ed Etichette Italiane. L’intero ricavato della vendita della birra andrà a sostegno dell’associazione che si occupa di fornire supporto ai rifugiati costretti a fuggire dall’Ucraina e ai combattenti rimasti in patria.
Di seguito le dichiarazioni del birraio Stefano Simonelli:
Il nostro è solo un piccolo gesto, ma ci piacerebbe che fosse l’inizio di una collaborazione di più lunga durata. Questo ci offrirebbe anche l’opportunità di incontrare Valeriy, Naz e Ivan di persona, magari a Caminha in occasione dell’Artbeerfest, per brindare insieme in un contesto molto diverso da quello che, purtroppo, stiamo vivendo oggi
Il birrificio Oxiana come magazzino per la Croce Rossa
Il birrificio Oxiana (sito web) di Pomezia (RM) ha messo a disposizione i propri spazi per permettere alla Croce Rossa di stoccare i beni di prima necessità da inviare in Ucraina. In pochi giorni sono stati raccolti diversi pallet di materiale, con cui è stato riempito un camion diretto alla frontiera con l’Ucraina. La Croce Rossa si è messa in contatto con una chiesa pentecostale rumena, situato a cento chilometri dal confine con il territorio ucraino, dove è già attivo un sistema di accoglienza per i rifugiati. La raccolta ha permesso l’acquisto sia di medicinali di prima necessità, sia di cibo a lunga conservazione, oltre al noleggio del tir. La vicenda dimostra come dietro al sostegno per le popolazioni ucraine a volte ci siano necessità organizzative semplici ma non scontate, come poter disporre di spazi per lo stoccaggio dei beni.
Carlsberg e Heineken hanno interrotto le vendite birra in Russia
Passando alla birra industriale, non è certo irrilevante la decisione di due colossi europei come Carlsberg e Heineken di interrompere la vendita delle loro birre in Russia. La scelta è coerente con le politiche di molte multinazionali, che negli scorsi giorni hanno preferito interrompere i propri rapporti commerciali con la Russia o addirittura chiudere le proprie sedi nel paese. Come riporta il sito dell’Ansa, Carlsberg ha annunciato che bloccherà le vendite del suo prodotto più noto, mentre il marchio Baltika, di proprietà del gruppo danese, sarà gestito come un’azienda indipendente con il mantenimento dell’attività dei sette poli produttivi. Heineken invece ha interrotto completamente la produzione e la vendita di birra in Russia.
Lo stato della birra a Kiev
Impossibile conoscere con precisione cosa ne sia dei birrifici e dei locali operanti a Kiev prima dell’inizio del conflitto. A fine 2019 il nostro Niccolò Querci pubblicò un interessante articolo su alcune tappe birrarie da non mancare nella capitale, dal quale emergeva un movimento giovane e frizzante. Rileggere ora quel pezzo mette i brividi.
[…] scorse settimane su Cronache di Birra abbiamo segnalato alcune iniziative brassicole a sostegno della popolazione ucraina. Nelle scorse ore il birrificio Baladin ha annunciato la sua adesione al progetto Brewers against […]
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