La notizia dei pesanti tagli che AB Inbev ha imposto alla sua controllata Birra del Borgo ha creato grande scalpore, non solo nel nostro ambiente. La vicenda ha infatti trovato spazio tanto sulle testate specializzate, quanto sui maggiori giornali nazionali (Corriere e Repubblica su tutti). Nel frattempo stanno trapelando altre informazioni rispetto a quanto sta accadendo a Borgorose (RI), tra cui la clamorosa evoluzione del marchio Collerosso, lo “spin off” di Birra del Borgo dedicato alle fermentazioni non convenzionali. Collerosso è infatti, insieme all’Osteria e ad altri locali romani, uno degli asset a cui AB Inbev ha deciso di rinunciare nell’ottica della ridefinizione del brand laziale. Il suo destino sembrava inizialmente segnato, ma poi è arrivata una mossa inaspettata: la multinazionale ha infatti trovato un acquirente in Matteo Corazza, uno degli storici birrai di Birra del Borgo. Sarà lui a rilanciare Collerosso in chiave artigianale.
Matteo, nato proprio a Borgorose, ha cominciato a lavorare in Birra del Borgo sin dagli esordi del birrificio, quando era ancora diciottenne. Quello con Collerosso è dunque per lui un legame speciale e profondo, a cui ha dedicato gran parte della sua vita personale e professionale. Unica eccezione fu l’anno passato in Australia per l’avviamento dell’impianto di Nomad Brewing, azienda che aveva tra i suoi soci proprio Leonardo Di Vincenzo. Per capire meglio il contesto, occorre ricordare che il marchio Collerosso sfrutta il vecchio spazio produttivo di Birra del Borgo, quello dove il birrificio operò primariamente fino al 2010, quando fu inaugurato il nuovo polo a Piana di Spedino. Dietro la scelta di Matteo c’è dunque il desiderio di non perdere un posto per lui ricco di storia e magia. Un’evoluzione che ricorda da vicino quanto accaduto qualche settimana fa con il birrificio Hibu, ceduto da Heineken ai suoi fondatori. In questo caso però la componente romantica è ancora più evidente.
L’accordo con AB Inbev prevede che Matteo rilevi tutto il pacchetto completo, compreso l’impianto, le coolship, il marchio, le etichette e le birre prodotte che ancora maturano nelle botti. Comprensibilmente è però sua intenzione comunicare la discontinuità con il passato: in particolare il logo e l’identità visiva saranno oggetto di un’attività di restyling. Per quanto riguarda i prodotti che usciranno a marchio Collerosso, ci affidiamo alle sue parole:
Il progetto sta prendendo forma in questi giorni, ma il focus principale saranno sicuramente le fermentazioni spontanee, in cui credo molto, oltre che una linea a fermentazione controllata che spazierà tra grandi classici e produzioni nuove, sulla quale far convergere l’esperienza maturata nel corso degli anni: birre dettate da passione, estro e ovviamente tanta spontaneità .
Se le cose andranno per il meglio, l’intenzione di Matteo è di ingaggiare qualcuno degli ormai ex dipendenti di Birra del Borgo. L’idea di recuperare un marchio come Collerosso in chiave artigianale è molto intrigante e intelligente: considerate le tendenze brassicole del momento, ci sono buoni margini affinché la sua decisione possa rivelarsi un’indovinatissima intuizione imprenditoriale. A lui facciamo un grande in bocca al lupo.
Parallelamente stanno arrivando aggiornamenti per quanto riguarda i tagli al personale deliberati di AB Inbev. Se la multinazionale tace, a parlare negli scorsi giorni è stato Mariano Calisse, sindaco di Borgorose e presidente della Provincia di Rieti, che ha cercato di tranquillizzare gli animi. Queste le sue dichiarazioni, come riportate dalla testata locale Rietilife:
Dopo un colloquio con i dirigenti Ab InBev va chiarito che la società continuerà a puntare fortemente sullo stabilimento di Spedino, ci sono piani di ingrandimento e ingenti investimenti, questo lavorerà senza sosta nella produzione. […] Resterà operativo il Bancone come pure costante l’attività di marketing e eventi sul territorio. La società si è invece vista costretta, soprattutto a causa della crisi legata alla pandemia, a chiudere alcuni punti con sede a Roma con conseguente esuberò di personale. Rinnoviamo la nostra fiducia nei confronti di Ab-Inbev sicuri che insieme usciremo da questo brutto momento!
Dichiarazioni che però non offrono alcuna garanzia per i circa 40 dipendenti che negli scorsi giorni hanno ricevuto l’email di licenziamento da AB Inbev. Per questa ragione la vicenda potrebbe riservare ulteriori evoluzioni nelle prossime settimane.
Un in bocca al lupo a Matteo corazza. Complimenti