Le voci si rincorrevano da mesi, ma ora la notizia può essere considerata ufficiale: il Birrificio del Ducato ha venduto all’industria. Nello specifico ha ceduto il 35% delle sue quote societarie al colosso belga Duvel, terzo produttore del paese dopo i giganti AB Inbev e Alken-Maes. A quanto pare però Duvel avrebbe una sorta di opzione sulle quote rimanenti, che potrebbero passare totalmente sotto il controllo dell’azienda belga.
Dopo il trauma Birra del Borgo, il movimento nazionale perde un’altra pedina importante, che da oggi non potrà più essere considerata un birrificio artigianale ai sensi della definizione legislativa – viene meno infatti l’indipendenza da altri produttori.
Il Birrificio del Ducato, fondato nel 2007, è (era) il birrificio artigianale italiano più premiato nei principali concorsi internazionali, nonché uno dei più strutturati microbirrifici operanti sul territorio nazionale. Il birraio Giovanni Campari si è fatto conoscere in tutto il mondo per il suo talento e la sua azienda vanta partecipazioni importanti in locali a Londra e a Roma.
I dettagli dell’accordo ancora non sono conosciuti, ma per Duvel si tratta di un bel colpo, con il quale potrà allargare le sue mire espansionistiche anche in Italia. Acquisizioni del genere in terra straniera non sono infatti una novità per la società belga: in passato ad esempio aveva già compiuto operazioni simili con l’americana Firestone Walker e con l’olandese ‘t Ij.
Di seguito il comunicato ufficiale appena pubblicato sulla pagina Facebook del birrificio:
BIRRIFICIO DEL DUCATO annuncia di aver scelto di intraprendere una direzione di consolidamento della propria struttura, senza voler passare dagli istituti bancari.
Si è deciso, infatti, di realizzare una sinergia con un importante gruppo di settore, che così ben comprende le dinamiche e le esigenze di un produttore di birra, ma con importanti e chiari punti di sintesi, che contraddistinguono l’accordo:
– SI CEDE UNA QUOTA DI MINORANZA, AL FINE DI POTER OTTENERE LE RISORSE NECESSARIE DA DESTINARE AL BIRRIFICIO DEL DUCATO, CHE COSI’ E’ IN GRADO DI PROGETTARE E DI REALIZZARE GLI INVESTIMENTI RITENUTI NECESSARI;
– L’ATTUALE PROPRIETA’ (GIOVANNI CAMPARI E MANUEL PICCOLI) MANTIENE MAGGIORANZA E DUNQUE IL CONTROLLO, PER ASSICURARE IL PROSEGUIMENTO DELLA IDENTITA’ DEL BIRRIFICIO DEL DUCATO, IL PROPRIO POSIZIONAMENTO,
LE MODALITA’ CON LE QUALI PRODUCE LA BIRRA E SI PONE SUL MERCATO.L’impegno della proprietà e di tutti i collaboratori del Birrificio del Ducato,
sarà garantito e sarà ulteriormente valorizzato nel prossimo futuro.Birrificio del Ducato ha deciso di collaborare con un partner, che ha fornito un contributo finanziario, ma che vista la sua importanza nel settore, dispone di una cultura e una tradizione di birra davvero approfondita, consapevole delle esigenze degli operatori del comparto e che dunque è in grado di aiutare a fronteggiare la crescita e gli investimenti.
L’obiettivo è creare una collaborazione che ci permetta di crescere, senza passare dalle banche. “In tutti questi anni abbiamo sostenuto la crescita della Birrificio ricorrendo a prestiti bancari e con mezzi propri”, afferma il co-fondatore Manuel Piccoli. “Abbiamo raggiunto diversi obiettivi, a volte con grande difficoltà e le banche non sempre hanno capito il valore della nostra attività. Oggi vogliamo continuare ad affrontare la crescita con un partner che ha molto familiarità con il mondo della birra artigianale e ci può accompagnare nel nostro cammino. Abbiamo quindi stipulato un accordo di partnership con Duvel Moortgat “.
“Duvel Moortgat è entrato con una partecipazione di minoranza e non interverrà nelle decisioni di organizzazione e produzione”, dice il co-fondatore Giovanni Campari.
“La gestione di Birrificio del Ducato rimane e rimarrà con noi fondatori: infatti Manuel e io abbiamo reinvestito nel birrificio stesso i proventi delle quote cedute”.
Vi aggiornerò se ci saranno novità nelle prossime ore. Per il momento non ci resta che incassare questa ulteriore novità, non certo entusiasmante, che getta nuove ombre sul futuro della birra artigianale in Italia. Ed è difficile credere che non seguiranno casi analoghi a stretto giro.