La notizia di oggi è che la fusione tra AB-Inbev e SabMiller è praticamente fatta: la più grande multinazionale della birra acquisterà la seconda più grande multinazionale della birra per la modica cifra di oltre 104 miliardi di dollari. La vicenda, che sta riempiendo le prime pagine delle testate finanziarie (e non solo) da alcune settimane, sembra ormai giunta al capolinea. Come riportato da Reuters e da altre agenzie di stampa, il matrimonio è a un passo: il frutto di questa operazione sarà un colosso operante in 25 stati, proprietario di 140 marchi e che controllerà il 21% di tutta la birra venduta nel mondo. E se pensate che la notizia tocchi solo marginalmente il mondo della birra artigianale, forse dovrete ricredervi per un paio di buoni motivi.
Il primo è spiegato da un bell’articolo di Peter Shadbolt pubblicato qualche ora fa sul sito della BBC, che vede nella mossa di AB-Inbev una strategia difensiva nei confronti dell’ascesa dei birrifici craft:
Questa nuova ondata di piccoli birrifici e delle loro cosiddette “craft beers” – generalmente Ale di carattere accuratamente realizzate con ingredienti naturali – stanno conquistando sempre più consumatori precedentemente felici di bere le Lager dell’industria. Come conseguenza, i risultati economici di AB-Inbev – e quelli dei loro rivali – ne stanno risentendo pesantemente.
In tre mesi da giugno 2015 gli utili netti di AB-Inbev sono scesi a 1,9 miliardi di dollari rispetto ai 2,8 miliardi dello stesso periodo del 2014 (-32%). Nello stesso periodo i ricavi sono scesi del 9% da 12,2 a 11,1 miliardi di dollari.
Secondo Shadbolt, quindi, la mega acquisizione di AB-Inbev sarebbe un modo per contrastare la crisi indotta dall’ascesa dei produttori artigianali. Tuttavia una domanda viene naturale: perché la multinazionale belga sarebbe interessata a inglobare un diretto concorrente, se anch’esso sta subendo la popolarità della birra craft? La risposta arriva da Andrew Holland, analista del settore brassicolo, secondo il quale AB-Inbev sarebbe interessata alla posizione dominante di SabMiller in mercati emergenti come Africa e Asia.
E se fosse questo il reale motivo dell’acquisizione, allora suonerebbe come una sorta di resa dell’industria nei confronti della birra craft: poiché non riusciamo a contrastare l’emorragia di consumi nei mercati più evoluti, investiamo in quelli meno strutturati dove i birrifici artigianali semplicemente non arrivano.
Ma ovviamente questa non può essere la sola chiave di lettura, tanto che lo stesso articolo della BBC chiarisce come parallelamente le multinazionali stiano mettendo le mani anche sui birrifici artigianali. È un fenomeno che recentemente sta acquistando dimensioni importanti e che su Cronache di Birra monitoriamo costantemente: ormai gli articoli al riguardo sono diversi e potete ripercorrere tutte le acquisizioni più importanti degli ultimi mesi semplicemente spulciando il sito.
Tuttavia la risposta dell’industria alla crescita della birra craft si starebbe concretizzando anche con manovre meno trasparenti, per usare un eufemismo. È allora quantomeno curiosa la tempestività con la quale, nella giornata di ieri, si è diffusa la notizia che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti starebbe valutando le accuse di concorrenza sleale di AB-Inbev nei confronti dei birrifici artigianali americani.
Come forse saprete in alcuni stati degli USA un importante ruolo è ricoperto dai distributori, ai quali i birrifici sono obbligati a ricorrere per vendere le loro birre. Ebbene negli ultimi mesi la multinazionale belga ha acquistato cinque distributori in tre diversi stati: da quel momento per i birrifici craft sotto contratto con essi è risultato difficile piazzare i propri prodotti nei soliti canali distributivi. Inoltre altri produttori in passato hanno accusato AB-Inbev di fare pressioni sui distributori indipendenti per interrompere i loro rapporti con i microbirrifici. Insomma, il gigante starebbe quantomeno facendo ostruzione nei confronti dei piccoli produttori, ma per un riscontro sicuro occorre attendere la risposta del Dipartimento di Giustizia.
Che questa accuse siano confermate o meno, è evidente che all’orizzonte si sta preannunciando una vera e propria sfida tra multinazionali della birra e birrifici artigianali. Se la fusione tra AB-Inbev e SabMiller è davvero una mossa difensiva, allora questa battaglia è già in corso.
Per anni i birrifici craft americani (e non solo) hanno giocato “a fare la guerra” contro gli industriali, più per ragioni di comunicazione e marketing che di reale conflitto. Rappresentavano il bambino piccolo che stuzzica in continuazione il fratello grande, nonostante questo tenda a ignorarlo. Ma nel frattempo il bambino è cresciuto e i piccoli dispetti del passato sono ora delle batoste dolorose, che non possono più essere sottovalutate. La guerra con l’industria, in passato poco più di un topos per i microbirrifici, è adesso reale come non mai. Staremo a vedere come andrà a finire, sperando che a trionfare sia sempre la birra di qualità.
Non so quanto le differenze degli utili di Ab-inbev siano da allocare agli artigianali, fa gola la sola idea ma credo sia più una grande concomitanza di fattori, tra cui magari le artigianali. Trovo strano che l’antitrust non metta un freno ad una acquisizione simile, ma soprattutto che si possa giocare “sporco” coinvolgendo così i distributori. Trovo che la loro miglior arma sia l’acquisizione dei micro se sono così preoccupati della situazione…e purtroppo, nulla di nuovo…
[…] sappiate che c’è poco da gridare allo scandalo: l’operazione è una conseguenza della gigantesca acquisizione compiuta da AB Inbev nei confronti di Sab Miller (parliamo delle due più grandi multinazionali brassicole del mondo), che ha creato un conglomerato […]