Se c’è un elemento che racconta bene la vivacità del panorama brassicolo italiano è la sua capacità di alternare omaggi alla tradizione e sperimentazioni personali. Le novità di questi giorni confermano questo approccio, in bilico tra recupero di stili storici — dalle Pils alle Stout, passando per le Gose e le IPA d’impronta britannica — e riletture contemporanee, spesso contaminate da ingredienti insoliti o suggestioni internazionali. Che si tratti di versioni più muscolari di ricette storiche o di leggere interpretazioni di fermentazioni miste, il filo conduttore rimane la ricerca di equilibrio tra carattere, bevibilità e originalità.
Alder
Risale a una decina di giorni il lancio della Atoya (5,8%), nuova American IPA del birrificio Alder (sito web). Questa volta il birraio Marco Valeriani ha voluto reinterpretare lo stile americano abbassando la gradazione alcolica, ma mantenendo tutte le caratteristiche delle sue luppolate. Il grist è formato da un mix di malti tedeschi e cechi, che forniscono la giusta base per sostenere la generosa luppolatura, ottenuta con una miscela di varietà piuttosto articolata: Krush (anche in formato criogeno), Nelson Sauvin, Idaho 7, Citra e Mosaic. Dettaglio non secondario: la Atoya entrerà regolarmente nella gamma di Alder. È il birrificio stesso a spiegarne le peculiarità:
Una birra creata per ricercare l’equilibrio e la goduria della bevuta e per essere bevuta ancora, ancora e ancora senza mai essere stufi…
Wild Raccoon
La saga di novità di Wild Raccoon (sito web) è arrivata alla settima stagione, almeno secondo la classificazione “televisiva” che fa il birrificio friulano della sua produzione. E gli “episodi” inediti – cioè le birre nuove di zecca – sono già due, ispirate entrambe alla cultura brassicola delle isole britanniche. La prima si chiama Don’t Be Gloomy (5,6%) ed è una classica English IPA realizzata in collaborazione col celebre birrificio Marble (sito web) di Manchester. Ambrata con note maltate di biscotto e zucchero bruciato, mostra un interessante tocco luppolato che richiama la marmellata d’arance e fragole. La seconda new entry è invece la Niceless Doesn’t Last (4%), una Irish Stout piuttosto in stile, che, seguendo un trend abbastanza in voga al momento tra i birrifici italiani, è confezionata con carboazoto – l’indizio arriva dalla parola “nitro” in bella mostra in etichetta.
Ca’ del Brado
Il birrificio Ca’ del Brado (sito web) si mantiene costantemente attivo, sebbene la sua specializzazione originale – ricordiamo che nacque come cantina brassicola – potrebbe suggerire una gamma molto più statica. Invece negli anni è riuscito a proporre sempre nuove idee, come il progetto The Wildest Can, dedicata a fermentazioni miste di facile approccio. Venerdì 11 è stata presentata l’ultima arrivata di questa linea speciale, battezzata semplicemente Gose (4,5%). È infatti ispirata all’antico stile salato di Lipsia, la cui acidità in questo caso è data dalla contaminazione in vasca aperta, dopo un normale inoculo del lievito della casa e prima della maturazione in botte. La base fermentescibile è costituita da malti Pale e Pils e da frumento non maltato della filiera Grani Alti (varietà Ardito); la speziatura invece prevede l’impiego di sale e coriandolo, come vuole lo stile.
Lariano
A fine 2024 raccontammo della decisione di Emanuele Longo, storico birraio e fondatore del Birrificio Lariano (sito web), di ritirarsi dall’attività e godersi la meritata pensione. Tuttavia è difficile chiudere con una passione da un giorno all’altro, tanto che in questi mesi Emanuele ha continuato a frequentare sporadicamente le sale cotte italiane. A gennaio fu ospite di Eastside per brassare la The Last Dance, mentre più recentemente è tornato a far visita al Birrificio Lariano per collaborare alla nascita di una nuova birra. Non una birra banale, perché parliamo di una versione più muscolare della Grigna, l’Italian Pils con cui nel 2008 Emanuele Longo inaugurò la sua avventura da birraio del Lariano. L’inedita Imperial Grigna (5,6%), brassata da Emanuele insieme ai suoi “successori” Federico e Gabriele, è un’Imperial Pils strutturata e con un corpo pieno, ma comunque elegante e facile da bere.
Antikorpo
L’attuale successo delle basse fermentazioni in Italia sta seguendo diversi filoni, compreso quello delle Mexican Lager. Con questa espressione si intendono basse fermentazioni legate alla cultura brassicola del Messico, sebbene poi ogni birrificio le interpreti a modo proprio. C’è chi si limita a creare Lager molto leggere e dissetanti, con una percentuale di mais a integrazione del malto d’orzo, e chi aggiunge ingredienti associabili alla nazione centroamericana. È il caso del birrificio Antikorpo (sito web), che di recente ha annunciato la sua nuova Perrito (4,5%): una Mexican Lager realizzata con lime e granturco. Scorrevole e rinfrescante, la birra gioca sul contrappunto tra la parte maltata, che ricorda una pagnotta di mais o una tortilla ben cotta, e l’agrumato dell’agrume, che fornisce aroma e prepara il palato al finale secco e pulito.
Beer In
Chiudiamo con un salto a Biella, nei dintorni della quale ha sede il birrificio Beer In (sito web). Proprio per celebrare la leggera acqua della città – nonché per omaggiare in maniera ironica la presenza costante della pioggia – il birrificio ha da poco rilasciato una nuova birra battezzata Acqua di Biella (4,6%). Dati i presupposti lo stile di riferimento non poteva non essere quello delle Pils, declinato però all’italiana: la ricetta dunque prevede una luppolatura a freddo in aggiunta a quella a caldo, effettuata però sempre con classiche varietà europee (Spalter e Perle). L’Acqua di Biella è una one shot, quindi vi conviene affrettarvi a provarla perché (probabilmente) non sarà ripetuta.