Correva l’autunno del 2018 quando il Birrificio Rurale lanciĆ² la prima incarnazione della sua nuova linea IPA is Back, dedicata a celebrare uno stile, quello delle American IPA, capace di sopravvivere alle mode passeggere e di trasformarsi negli anni. Le prime otto birre della gamma furono tutte single hop, cioĆØ prodotte ricorrendo a una sola varietĆ di luppolo, sempre diversa. Ora l’azienda di Desio (MB) ha deciso di rilanciare il progetto in una veste rinnovata, focalizzando ogni ricetta su un blend “tematico” di luppoli, ma mantenendo inalterata la base dei malti e le altre caratteristiche, compresa la facilitĆ di bevuta. Le due nuove IPA is Back si chiamano Dank Blend (6,3%) e Tropical Passion Blend (6,3%): la prima si contraddistingue per note resinose e tropicali, derivanti dai luppoli Idaho7, Amarillo e Simcoe; la seconda ostenta aromi tropicali, di frutta bianca e leggermente agrumati grazie all’impiego dei luppoli Hallertau Blanc, Nelson Sauvin e Mosaic. Meritano menzione le nuove grafiche di Rurale, studiate appositamente per le lattine su cui il birrificio sta puntando molto ultimamente.
Se seguite i canali social di Cronache di Birra avrete notato che negli scorsi giorni abbiamo partecipato alla presentazione della Hop Tony, Hop! (5,7%), una bassa fermentazione prodotta dal Birrificio Italiano (sito web) in collaborazione con l’azienda Italian Hops Company (sito web). Si tratta della prima birra a essere realizzata con varietĆ di luppolo italiane regolarmente disponibili sul mercato: non parliamo quindi di tipologie straniere coltivate nel nostro paese (ad es. il Cascade “italianizzato”), ma di genetiche autoctone che sono state isolate e selezionate in anni di ricerca. Le varietĆ si chiamano Aemilia e Futura e sono state utilizzate per luppolare a freddo due versioni distinte della Hop Tony, Hop!, che dunque ricorre alla tecnica del dry hopping. Oltre al giĆ citato evento di presentazione, questa birra a suo modo rivoluzionaria sarĆ protagonista di altre iniziative in giro per l’Italia, segnalate nella rispettiva pagina Facebook.
La pausa forzata provocata dal lockdown ha permesso a molti birrifici di concretizzare idee rimaste a lungo irrealizzate. CosƬ l’abruzzese Casa di Cura ha recentemente lanciato la sua nuova linea Probiotic composta da creazioni a metĆ strada tra la birra e il kombucha. Con questo nome si indica una bevanda fermentata a base di tĆØ o di altri infusi, la cui fermentazione avviene mediante una massa solida simile a una frittella denominata Scoby (acronimo di “Symbiotic culture of bacteria and yeast). La tecnica messaĀ a punto dalla Casa di Cura ĆØ stata impiegata per realizzare due “kombucha sour Saison” alla frutta: Flora (5%) prevede l’aggiunta di rapa rossa, Skizo (5%) ĆØ realizzata con l’impiego di mele. Le due birre hanno mantenuto le proprietĆ probiotiche tipiche della kombucha, da qui il nome che ĆØ stato scelto per questa gamma speciale. Le birre sono disponibili solo in bottiglie da 33 cl e se volete saperne di piĆ¹ vi consiglio di consultare il sito della Casa di Cura.
Nell’ultima panoramica sulle nuove birre italiane abbiamo sottolineato la curiosa presenza di ben due American Blonde Ale, uno stile non certo popolare tra i nostri birrifici – per usare un eufemismo. A volte queste improvvise concentrazioni sono il frutto di pure coincidenze, altre volte rappresentano il segnale di un trend pronto a esplodere. Ć ancora presto per capire se siamo al cospetto dell’una o dell’altra fattispecie, ma bisogna segnalare che prima delle novitĆ a firma Alder e Birra Pasturana, anche il Piccolo Birrificio ClandestinoĀ (sito web) aveva lanciato la sua American Blonde Ale: si tratta della Bad Castle (5,2%) – Castellaccio per gli amici – che ha sostituito la storica Villa Serena, presente nella gamma dell’azienda livornese da ben dieci anni. La Bad Castle ĆØ prodotta con una percentuale di avena in aggiunta al normale malto d’orzo e si caratterizza per note erbacee, floreali e lievemente agrumate, nonchĆ© per un’invidiabile facilitĆ di bevuta.
Si chiama Maradose (8%) l’ultima creazione del birrificio veneto Torre Mozza (sito web). L’idea di partenza ĆØ di unire la scorrevolezza e l’eleganza di una bassa fermentazione con la potenza aromatica (e non solo) di un’alta fermentazione. Il risultato ĆØ una birra definita “Double German India Pale Lager”, che nonostante il contenuto alcolico non irrilevante risulta pericolosamente facile da bere. Gli ingredienti sono tutti tedeschi, compresi i luppoli utilizzati in dry hopping (Mandarina Bavaria, Huell Melon e Magnum). Come descrizione vi lascio quella del birrificio:
Una birra con la scorrevolezza di una bassa fermentazione , i profumi di un alta fermentazione, il corpo di una signorina e le mani di Gianni Morandi. Ti accarezza il viso con una mano e ti prende a sberle da dietro con l’altra.
Chiudiamo infine con una creazione molto particolare, annunciata recentemente dal campano Birra Arechi. La ricetta si ispira esplicitamente alle Catharina Sour, sorta di Berliner Weisse alla frutta di origine brasiliana che il BJCP ha voluto investire di una propria dignitĆ in uno dei suoi ultimi aggiornamenti non ufficiali. La birra di chiama semplicemente Brasiliana (5,6%) ed ĆØ brassata con l’aggiunta di banana e aƧai. Per la prima non ĆØ necessario spendere parole, il secondo invece ĆØ il frutto di una palma che cresce solo in Amazzonia e che si contraddistingue per un avvolgente sapore di gelso, perlomeno quando ĆØ impiegato in maniera corretta. La Brasiliana ĆØ dunque una birra molto profumata e dissetante, che in etichetta riporta l’effige di Rogerio Olegario, maestro III dan di Brazilian Jiu Jitsu nonchĆ© grande istruttore della disciplina (tra i suoi allievi anche Americo Galdi, birraio di Birra Arechi). Se volete approfondire vi rimando al sito del birrificio.