Chi vuole aprire un birrificio o lanciare il proprio progetto birrario solitamente ha a disposizione tre possibilità: rivolgersi a un istituto di credito per ottenere un finanziamento, dare fondo ai risparmi personali o affidarsi a soluzioni innovative, come il crowdfunding. In particolare quest’ultima soluzione è diventata molto popolare con la diffusione di Internet, grazie alla sua impostazione informale e rivoluzionaria, particolarmente adatta alle start-up e alle giovani imprese. Non è un caso che nel panorama internazionale della birra artigianale sia stato ampiamente utilizzato, spesso con risultati egregi. Il caso più illustre è incarnato da Brewdog, che ha trasformato la sua campagna Equity for Punks in uno straordinario caso di studio, riuscendo a conquistare la fiducia di 120.000 investitori privati da tutto il mondo. Pur senza raggiungere i risultati del birrificio scozzese, all’estero sono diversi i progetti di crowdfunding che hanno ottenuto risconti eccezionali e hanno trasformato semplici idee in grandi realtà. E in Italia? Gli esempi non sono tantissimi, ma neanche così sparuti. Scopriamo quelli più interessanti…
Birrificio 620 Passi
Partiamo da un marchio la cui campagna di crowdfunding è attualmente in corso. Il Birrificio 620 Passi si è affidato alla piattaforma Crowdfundme per applicare al mercato italiano la stessa impostazione sperimentata con successo da Brewdog. Molti progetti di crowdfunding si basano sul concetto di reward, secondo cui in base alla somma versata, il micro-investitore riceve una certa forma di ricompensa: un oggetto di merchandasing, un accesso agevolato al prodotto (spesso uno sconto), la possibilità di usufruire di servizi esclusivi, ecc. La forza di una campagna di “equity” – come quella di Brewdog, per l’appunto – è di prevedere, insieme ai reward, l’acquisto di vere e proprie azioni della società, capaci di generare utili in base ai dividendi. Ed è esattamente ciò che il Birrificio 620 Passi ha in mente di fare, creando grazie ai suoi soci la più grande community italiana di appassionati di birra. Esistono due tipi di sottoscrizioni previste dal programma: la prima, con versamento minimo di € 250, assegna diritti patrimoniali; la seconda, con versamento minimo di 10.000 €, assegna anche diritti di voto. In aggiunta sono previsti sconti sugli acquisti (per pub e locali), l’accesso in anteprima alle nuove birre, la possibilità di proporre le proprie ricette al birraio e altro ancora.
Il Birrificio 620 Passi non parte da zero. La sua attività è cominciata nel corso del 2019, attualmente produce 600 hl/anno e l’impianto è dimensionato per raggiungere i 5.000 hl annui. La gamma è composta da quattro birre: Arsura (Golden Ale), FIPA (Ipa), Daracò (Extra Stout) e Cortona (Belgian Ale). L’obiettivo minimo della campagna è fissato a € 80.000, ma l’auspicio è di arrivare addirittura a € 300.000. Il progetto già prevede come saranno ripartiti i capitali che verranno raccolti: il 30% sarà destinato all’acquisto della nuova linea di confezionamento (considerata una priorità per il birrificio), il 37% in attività di marketing e sviluppo commerciale, il restante 33% come capitale circolante per finanziare lo sviluppo e raggiungere la produzione di 3.000 hl annui. La campagna di Birrificio 620 Passi sembra promettere davvero bene ed è chiaro che siamo al cospetto di un progetto ben strutturato. Funzionerà? Beh pensate che dopo una settimana sono già stati raccolti quasi € 75.000 e la chiusura è fissata tra poco meno di due mesi. In bocca al lupo!
I passati progetti di crowdfunding dei birrifici italiani
Nell’ottobre del 2016 il birrificio Baladin si affidò a una campagna di crowdfunding per finanziare il completamento del suo Open Garden. Pochi mesi prima aveva inaugurato il nuovo spazio da 73.000 metri quadri, divisi tra cascina, impianto, cantina su quattro piani e luppoleto da un ettaro. Il nuovo Baladin non era solo un birrificio, ma un luogo di aggregazione, condivisione e partecipazione: era chiaro l’obiettivo di trasportare il visitatore in un mondo contraddistinto da mille sfaccettature, di cui la produzione brassicola rappresentava solo un aspetto, ancorché il più importante. Ma la visione di Teo Musso non si fermava lì. Per rafforzare questo concetto, immaginò di creare altre “attrazioni”: un forno, il pub, la macelleria, le cantine di affinamento, uno spazio per i mercatini agricoli e altro ancora. Insomma, una sorta di parco in cui portare avanti un “linguaggio di integrazione fra realtà contadina e artigianalità”. Per questa ragione si rivolse alla piattaforma Indiegogo, dove riuscì a raccogliere con la campagna di crowdfunding quasi € 80.000: un risultato estremamente lusinghiero, sebbene distante quasi € 100.000 dall’ambizioso traguardo fissato in partenza.
Più recente è la campagna promossa dal Birrificio Belgrano, che a fine 2018 sfruttò la piattaforma Backtowork per finanziare il suo percorso di crescita. Gli obiettivi fissati all’epoca prevedevano potenziamento dell’impianto produttivo, investimenti in marketing e comunicazione, attivazione del franchising Belgrano Beerstrò, incremento della rete di vendita e addirittura acquisto di un impianto di distillazione per la creazione di prodotti a base birra. La campagna aveva come traguardo la raccolta di € 100.000 e si chiuse con un valore di adesioni pari al 23% (poco meno di € 23.000).
Tra i progetti di crowdfunding lanciati in passato ce n’è uno legato a una specifica birra e non a un intero birrificio. Nel 2017 fu pubblicata sulla piattaforma Eppela una campagna per sostenere la creazione di RecuperAle, una birra artigianale prodotta utilizzando eccedenze alimentari e in particolare il pane di scarto, secondo la logica dell’economia circolare. La prima versione fu creata dal birrificio Vale La Pena coinvolgendo, coerentemente con la mission del produttore, ex detenuti del carcere di Rebibbia nell’ottica del reinserimento sociale. La campagna di crowdfunding fissò a € 5.800 il suo traguardo, superandolo di qualche centinaia di euro (poco sopra i 6.000).
Gli altri progetti italiani di crowdfunding
Forse la campagna italiana di crowdfunding birrario più vincente in assoluto è stata quella di The Italian Job, il marchio di pub inglesi ideato, tra gli altri, da Marco Pucciotti e Giovanni Campari. Il primo è uno dei più attivi imprenditori romani della birra artigianale, possedendo quote in molti locali della città (Barley Wine, Hop & Pork, Sbanco, Blind Pig e mille altri); il secondo è il fondatore del Birrificio del Ducato, recentemente uscito dall’azienda dopo la cessione al colosso Duvel. Il primo The Italian Job aprì nel cuore di Londra a inizio 2015, con l’idea di proporre ai consumatori locali i prodotti dei birrifici italiani (e una cucina a tema). Il successo fu tale che per finanziare le altre aperture del format fu lanciata una campagna di crowdfunding con l’obiettivo di raccogliere 350.000 sterline. Il traguardo fu superato in poche settimane e il totale si fermò poco oltre le 410.000 sterline, mettendo sul piatto il 25% delle quote societarie. Oggi i The Italian Job attivi a Londra sono quattro, tutti in zone piuttosto prestigiose.
Anche se di tenore ben diverso, concludiamo questa panoramica con due progetti editoriali. Il primo non è prettamente italiano, ma parla di birra artigianale italiana: mi riferisco al libro che Bryan Jansing e Paul Vismara dedicarono alla nostra scena birraria. Italy: Beer Country fu realizzato grazie ai capitali raccolti tramite Kickstarter, con l’effetto non secondario di alimentare una piccola community di sostenitori. La soluzione individuata da Bryan e Paul permise loro di velocizzare la creazione del libro e di muoversi in maniera più rapida e flessibile. È invece ancora in corso la campagna di crowdfunding che Matteo Malacaria ha attivato per finanziare il suo libro Viaggio al centro della birra, dedicato alle sue scorribande tra i birrifici americani. La piattaforma utilizzata è Bookabook, che permette di raccogliere fondi proprio per progetti del genere.