I terribili ragazzi di Brewdog se ne sono usciti con un’altra delle loro idee geniali. Questa volta però non parliamo di una nuova birra, bensì di un’iniziativa che – se non sbaglio – non ha precedenti per un microbirrificio europeo. Da qualche giorno sul blog ufficiale è stata pubblicata la notizia, ripresa dal sito Ales & Co. di Lorenzo Fortini, che l’azienda ha deciso di mettere in vendita 10.000 quote societarie (pari al 9% del capitale totale), acquistabili da chiunque fosse interessato. L’obiettivo è di finanziare la realizzazione di un birrificio energeticamente autosufficiente e capace di produrre birra in modo sostenibile e rispettando l’ambiente.
Come si può leggere sul sito aperto proprio per sostenere l’iniziativa, ogni quota costerà 230 sterline, cioè poco più di 250 euro. In cambio si avrà diritto a uno sconto del 20% delle birre Brewdog acquistate sul sito ufficiale, oltre ovviamente a diventare proprietari di una piccola fetta dell’azienda e di ricevere i dividendi di quello che è uno dei birrifici in più forte crescita al mondo.
Se già state facendo i conti per capire quanto vi frutterà la vostra partecipazione in Brewdog, aspettate un attimo. Come fa notare Pete Brown sul suo blog, aderire alla proposta avrà un valore quasi esclusivamente simbolico. Chi acquisterà una quota, infatti, diventerà proprietario solo di un percentuale irrisoria della società , con tutto ciò che ne consegue in termini di guadagno. L’adesione perciò assomiglia più un’azione di supporto nei confronti del birrifiico che a un’operazione con finalità finanziarie. Un fan di Brewdog finirebbe con l’acquistare una quota esclusivamente per un senso di appartenenza, come se si stesse associando a un’organizzazione stile Camra.
L’idea tuttavia è moderna e molto attraente, al punto che tra i primi aderenti già appaiono nomi importanti. Come quelli di Keith Greggor e Tony Foglio, due personaggi che orbitano nel settore delle bevande da decenni e che hanno costruito le loro fortune in questo mondo. Evidentemente la prospettiva di finanziare un progetto ecosostenibile diventando simbolicamente parte del birrificio è molto intrigante.
Se siete interessati all’iniziativa potete consultare i dettagli del progetto sul sito Equity For Punks (nome ovviamente fuori di testa). Sulla homepage è anche presente il video che pubblico di seguito:
Ah, notizia a margine riguardante sempre Brewdog. Lo scorso 15 ottobre è stata ufficializzata la partenza del nostro birraio Matteo Milan, che lascia il birrificio scozzese dopo un anno e mezzo di successi internazionali. A quanto si legge Matteo ha deciso di fare ritorno in Italia… non resta che augurargli un grande in bocca al lupo per un futuro costellato da altre grandi soddisfazioni personali!
di solito quando un azienda decide di quotare e vendere le sue azioni dovrebbe rendere i bilanci pubblici nel proprio sito , è così anche per la brewdog ?.
con quale criterio hanno deciso che una quota vale 230 euro ?.
potrebbe essere anche un buon investimento dopotutto :).
Sulla valutazione lo stesso Pete Brown faceva notare che è sballata: se queste 10.000 quote corrispondo al 9% e un quota costa 230 sterline, significa che il capitale sociale è di 23 milioni di sterline… magari per loro 🙂 …
Sul resto credo sia fatto tutto alla luce del sole, ovviamente
Con 144 cartoni da 6 di Punk Ipa ti sei pagato la quota. Per le altre birre fate voi il conto.
Ho letto casualmente questo articolo sorseggiando una Hardcore IPA. Quasi quasi…
Quel birrificio vale più di 27 milioni di euro? Sembrerebbe una manovra per battere cassa velocemente…
@Alberto
Mah, magari togliendo uno zero ci si avvicina a una valutazione attendibile
Per questo il prezzo della quota è sballato
COme dice il buon vecchio Beppe Grillo, quando uno si quota vuol dire che ha finito i soldi…bisognerà leggere bene le “avvertenze”.
@Mirko
Con quella Zephyr tra un paio d’anni ti ci fai casa 😉 ..
@andrea
mettere a disposizione delle persone quote di una società è una cosa abbastanza importante e non dovrebbe essere fatto tanto alla leggere abbiamo sin troppi esempi di aziende che hanno infinocchiato i poveri risparmiatori!.
però la penso così , se vivo in Scozia vicino al produttore posso comprare le birre con uno sconto del 20%, pagando solo una quota di 230 sterline in tutta la mia vita..
se ordino molta birra mi conviene 🙂
@pistillone
ma chi te lo dice che lo hanno fatto alla leggera?
My thoughts on the valuation:
http://www.brewdog.com/blog-article.php?id=184
Sorry it is in English
Regards from Scotland
L’impressione che mi dà la cosa è quella di voler ottenere dei fondi da una vendita ad appassionati, una specie di offerta di qualcosa a mò di sostegno. un pò come si può sostenere un’associazione di consumatori, o un club o quant’altro versando una quota e ricevendo in cambio una tessera sconti, un portachiavi, un qualcosa di nominale che dice che sei un socio benemerito.
Ovviamente non proprio così: c’è l’aggiunta della possessione di una infinitesimale quota della società , che nei sogni di qualcuno un giorno potrebbe tramutarsi in un vero valore, cosa sulla quale un pò tutti sono scettici – loro stessi non sembrano comportarsi da piazzisti promettendo facili guadagni. Promettono solo il “bene di consumo emozionale”, negli annunci – cioè “possiedi anche tu un piccolissimo pezzetto di…!” e non “opportunità grandiosa di investimento! Moltiplica i tuoi soldi con le azioni Brewdog!”
Se vivessi lì ci potrei pensare: il 20% di sconto fisso per sempre è qualcosa che mi farebbe rientrare alla grande dell’investimento, parlando da consumatore. Da qui è come pagare 150 euro per comprare una stella e dargli il nome che preferisci. In realtà possiedi un pezzo di carta. Se la gente le compra, anche solo per dare il nome della stella alla fidanzata e regalarle il pezzo di carta, perchè altri non dovrebbero comprare il pezzettino del Brewdog? C’è anche lo sconto.
Alla fine ognuno i soldi è libero di spenderli in quel che vuole, anche in aria fritta. L’importante è che le società non provino a tirare bidoni agli acquirenti, ma non mi sembra poi questo il caso…
@andrea tu stesso mi fai pensare che sia una sorta di IPO dove il birrificio viene valutato ben 23 milioni di sterline, cifrà che tu dici è ben superiore dal valore reale della societa.
@pistillone
i tuoi dubbi erano sulla pubblicazione dei bilanci di Brewdog, cosa che avrai sicuramente verificato visitando il sito (i siti) in questione
sul secondo argomento – che comunque esula da questioni di trasparenza – ha risposto lo stesso James di Brewdog, nel link che ha riportato pochi commenti sopra
@Mirko
a parte quello che dice Beppe Grillo… non si sono quotati. hanno fatto una proposta di sottoscrizione di aumento di capitale, due cose completamente diverse
@gli altri
sul sito c’è un prospetto riassuntivo coi dati di bilancio, l’ho sfogliato alla veloce, credo peraltro sia la legge ad imporlo in casi di un’offerta pubblica di questo genere, o quantomeno la serietà ed il buonsenso. il che non vuol dire che sia una perizia sul valore delle quote offerte sul mercato
ognuno coi suoi soldi ci fa quello che gli pare. io se abitassi da loro e non avessi spese di trasporto improponibili magari un pensiero ce lo farei pure, per lo sconto. altrimenti, se sono 230 GBP per la gloria, visto che non mi sembra siano alla canna del gas, li darei alla ricerca sui tumori, o ai poveri dell’africa, o per restare in tema al mio pub di fiducia in UK che magari se la passa male (ce ne sono), o corromperei il mio baretto di fiducia per prendermi qualche boccia decente. se lo facessi come investimento, visto che il valore delle azione è palesemente senza senso, non ci penserei neanche, vivo benissimo anche senza la sensazione di essere azionista di un birrificio, non so voi…
in conclusione: è tutta pubblicità a costo zero, e su quello gli dico bravi. se da qualche parte un corriere on line della situazione riprende la notizia su un trafiletto hanno ottenuto il loro scopo
Grazie per le info, non ho avuto tempo di leggere bene ed avevo capito male la questione 😀
Certo che considerando che ho un beershop, se applicassero anche ame lo socnto del 20% non sarebbe poi così oneroso, ci rientrerei solo con 1 ordine 😛
[…] due amici (James Watt e Martin Dickie) nel 2006, che ha prodotto le prime birre nel 2007, che ha venduto al pubblico 10.000 quote societarie nel 2009 e che ha iniziato ad aprire pub di proprietà nel 2010, è oggi un marchio ben noto in […]
Ho letto rapidamente i termini dell’acquisto del pacchetto azionario.
Una cosa che non ho ben capito è: investendo questa quota, si è responsabili oltre tale cifra in caso di vuoto aziendale?
Secondo i terms and conditions poi: “By accepting these eIPO Terms and Conditions you will have been deemed to confirm thatat the time of access, you are not a resident of the United States, Canada, Australia, Japan, Republic of Ireland, New
Zealand and South Africa and that you are not inside the United States, Canada, Australia, Japan, Republic of Ireland, New Zealand and South Africa, nor are you a resident of, or inside, any other jurisdiction other than the United Kingdom unless in such jurisdiction this information can be lawfully transmitted without contravention of any unfulfilled registration or other legal or regulatory requirement, including, without limitation, any requirements as contained within the Prospectus”.
Vale quindi solo ed esclusivamente per i residenti UK?
Grazie in anticipo 🙂
Sono arrivati alla quinta edizione e l’azienda punta a diventare una 5 billions company! Chi ha comprato nel 2010 ora dovrebbe avere 20-30 volte tanto. Bellissimo che nei commenti ce ne é anche uno di James Watt. Chissà se passa ancora qualche volta per di qua!
Scrisse anche per la questione lattine… altri tempi, ma penso che ogni tanto facciano ancora un salto 🙂