Ne è passato di tempo da quando annunciai su queste frequenze la realizzazione del primo documentario italiano sulla birra artigianale. Era novembre del 2010 e, non senza una certa curiosità, riportai la notizia della nascita di Brew It, progetto audiovisivo ideato dalla casa di produzione Black House. All’epoca il lancio era previsto per febbraio 2011: tuttavia la realtà fu più complicata del previsto e la pubblicazione venne rimandata, fondamentalmente per la difficoltà di trovare soggetti interessati a investire sulla distribuzione del documentario. In questi mesi ho seguito l’evoluzione del progetto da vicino, essendomi appassionato a un’idea che mi intrigava già dal trailer di presentazione. Dopo alcune proiezioni in anteprima in manifestazioni a tema, oggi finalmente Brew It è a completa disposizione di tutti, visibile sul canale Youtube della Black House.
Brew It nasce dall’idea di Vincenzo Monaco, Valerio Graglia ed Eugenio Natali, che con la loro casa di produzione hanno deciso di raccontare il movimento birrario italiano. Alla base di tutto c’è ovviamente una grande passione per la birra artigianale: pensate che Brew It è stato il primo prodotto di questo tipo realizzato dalla Black House.
Così viene presentato il lavoro:
Realizzato tra la primavera del 2010 e l’autunno 2011, Brew It è stato proiettato in anteprima durante alcuni eventi legati al movimento birraio. Dal 23 Luglio 2012 è disponibile in streaming. Abbiamo scelto di diffondere il documentario su internet perchè il movimento birraio italiano, al pari di quelli di altri paesi, vive e si alimenta proprio grazie a questo strumento.
Il documentario ripercorre in tre quarti d’ora abbondanti la nascita e l’evoluzione della scena birraria nazionale, principalmente attraverso le voci di alcuni dei più importanti birrai d’Italia. A intervenire sono Agostino Arioli (Birrificio Italiano), Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo), Giovanni Campari (Ducato), Cesare Gualdoni (Orso Verde), Mario Cipriano (Karma), Nicola Perra (Barley) e Steve Dawson (White Dog), che raccontano la loro idea di birra e il modo in cui il settore è cresciuto negli anni.
Non sono certo un esperto, ma a livello tecnico mi sembra un lavoro davvero ben fatto, almeno per lo standard di ciò che si è visto fino a oggi nel nostro settore. A livello narrativo riesce nel complesso ad offrire una visione abbastanza fedele del movimento, con le ovvie sfumature soggettive di ogni birraio che contribuiscono a comunicare che dietro a ogni birrificio c’è una persona. Probabilmente alla lunga il predominio della forma “intervista” può stancare, ma è chiaro che questo giudizio è influenzato dalle caratteristiche del telespettatore: un appassionato magari tende a essere meno interessato, poiché già conosce i personaggi e i concetti presenti nel documentario.
Al di là di tutto avrete la possibilità di farvi una vostra idea, seguendo i 45 minuti di Brew It che riporto anche in questa pagina. Proprio per i motivi che spiegavo in apertura, i ragazzi della Black House hanno scelto di finanziare il progetto tramite donazioni: se il documentario vi piace, può essere l’occasione di dimostrare concretamente il vostro apprezzamento. Buona visione.
io da nerd della birra artigianale me lo sono visto volentieri….non è eccelso ma sicuramente sfizioso.
Alemeno per me che mi sono avvicinato a questo giro da poco.
Sì, d’accordo col tuo parere 🙂
Andando oltre il giudizio sul documentario in sè , non è proprio confortante sapere come i nostri prodi puntino di piu’ a piazzare le birre nei ristoranti piuttosto che migliorare la loro costanza produttiva.
Mi piacerebbe , ad esempio , poter bere una buona Baladin al di fuori di Open e No.Au , idem Birra del Borgo , ma tant’è….
Mah è il solito discorso della birra italiana… e bisogna anche considerare che in un paio di anni l’approccio al modello di business della birra (per fortuna) è leggermente cambiato. In un settore in così veloce evoluzione come questo, due anni possono fare la differenza. Fermo restando che molti birrai continuano a pensare solo in un modo…
Ciao Rampollo,
Scusa ma mi sono perso nel passaggio dove dici “non è proprio confortante sapere come i nostri prodi puntino di piu’ a piazzare le birre nei ristoranti piuttosto che migliorare la loro costanza produttiva.”
Non capisco perchè vendere ai ristonranti precluda il fatto di migliorare la costanza produttiva.
Inoltre non semplificherei il tutto ritenendo che 6 produttori parlino a nome di oltre 400 birrifici.
Come diceva anche Turco, per fortuna il mercato va veloce e molto è cambiato.
Il documentario è davvero ben fatto, complimenti.
Forse più adatto ad un pubblico che già conosce minimamente il movimento ed i suoi protagonisti visto che l’unico difetto è una certa fretta nell’arrivare a spiegare le dinamiche del mercato, più che la birra stessa.
Condivido, come sempre, il pensiero di Agostino Arioli.
Mentre continuo a far fatica a giustificare terroir, ristorazione e castagnate varie.
Bello! Piacevole.
Anche le musiche a me piacciono ma ho fatto vedere il video ad altre persone non birrofile ed a loro han fatto altro impatto.
inoltre:
-Non credo che chi prova birra artigianale di cattiva qualità sia un consumatore perso per tutti e per sempre (pensiero di Agostino A.), io penso invece che un esperienza del genere rallenti quel percorso di consapevolezza collettiva rispetto le birre di qualità ma non lo interrompa completamente perché la birra vera sta avendo talmente tanto successo che chiunque ha modo di ribere una buona birra ed innamorarsene anche se in precedenza ha bevuto qualcosa di cattivo (se io provo un vino cattivo poi non è che non ne riproverò altri).
-Sul prezzo della birra, vero che le economie di scala del singolo birrificio aiutano ad abbassare i prezzi ma forse altre azioni collettive legate ai costi di acquisto e distribuzione potrebbero essere altrettanto se non ancora più efficaci (dall’articolo su fermento magazine di agosto sul malto si intende che i birrifici italiani non facciano molto leva sulla collaborazione in generale)
-Per quanto riguarda i canali di distribuzione, credo che ogni produttore sia libero di applicare la strategia commerciale che preferisce, io invece, consumatore, sono libero di berla dove voglio e dico che personalmente al ristorante in genere non la consumo.
cheers
NO all’ “abbruttimento gustativo ed organolettico!!”
Secondo me quel che é mancato al video é spiegare alla gente come si fa la birra senza ammorbare in tecnicismi e cavilli deleteri . Una spiegazione un po’ generale ma non grossolana ! Se non fossi un amante della birra artigianale non avrebbe catturato la mia attenzione.
Per esempio, parlando del luppolo: luppoche? 😀
Penso che il consumatore medio non sappia nemmeno che c’è acqua nella birra.
Cosa ne pensate del lavoro che sto svolgendo io:
http://www.youtube.com/user/CantinadelConvento/videos
grazie in anticipo per i consigli.
Cambia sfondo 🙂
Scherzi a parte, premesso che non è nulla che già non si sia visto in giro, io cercherei di fare video più corti e meno prolissi, con un montaggio possibilmente più accattivante. Ho visto quello della Cigar City e mi è piaciuto il prologo storico-culturale
sullo sfondo hai ragione andrea. cercherò di migliorare il tutto.
video sul web ce ne sono tanti ma tutti in lingua inglese, ho pensato che potesse essere interessante farli in italiano.
grazie per il commento e saluti. alex
Sì certo quella è una novità, intendevo indipendentemente dalla lingua
Secondo me la cosa interessante è proprio il fatto che siano in Italiano.
P.S.
Port “brIUUing” però 😀
opssssss, ecco perchè li faccio in italiano 🙂
cercherò di migliorare anche il mio pessimo inglese.
grazie.
A me il documentario è piaciuto… ha fatto vedere con quanta passione, impegno,
sacrificio siano nati questi birrifici ed anche quali sono le difficoltà di un’attività del genere nel nostro paese.
Mi chiedo però perché sia così difficile trovare locali dove puoi bere birra artigianale… o sei fortunato che ne hai un birrificio (che fà birra che ti piace…) nella vicinanze o devi farti km e km… Perché i pub non organizzano serate dedicate alla birre artigianali per farla conoscere ai loro clienti in modo da verificare se c’è interesse o meno per questo prodotto? Qual’è posto migliore per fare conoscere la birra artigianale se non un pub???