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Birra e accise: il contributo di Unionbirrai

UnionbirraiContinua il nostro viaggio all’interno dell’argomento birra e accise, iniziato nel mese di novembre con l’articolo nato dall’incontro con AssoBirra. Come giĆ  illustrato a suo tempo, il problema in questione ĆØ piuttosto spinoso, anche se poco conosciuto fuori dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. L’idea perciĆ² ĆØ di dar voce agli organismi che stanno cerrcando di tutelare gli interessi dei produttori di birra, nella speranza che l’attuale regolamentazione possa modificarsi per accogliere le sacrosante rischieste dei birrifici.

Dopo aver analizzato il contributo di AssoBirra, l’ente che raggruppa gli industriali della birra e del malto, ĆØ il momento di spostare i riflettori su Unionbirrai, associazione che da sempre cura gli interessi dei birrifici artigianali italiani. Il mio interlocutore ĆØ stato Simone Monetti, direttore operativo di Unionbirrai.

Il rapporto tra Unionbirrai e Agenzia delle Dogane

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Lā€™ingresso di Unionbirrai nei tavoli tecnici con lā€™Agenzia delle Dogane ĆØ datato 24 febbraio 2009, cioĆØ successivamente allā€™ufficializzazione della proroga concessa al settore birra per il passaggio alla completa telematizzazione delle accise. In quella data Unionbirrai iniziĆ² a rendere evidente il problema dei microbirrifici, fino a quel momento esclusi da ogni tipo di intervento in materia.

PoichĆ© il movimento artigianale in Italia ĆØ una novitĆ  rilegata solo agli ultimi anni, non si ĆØ mai sentita lā€™esigenza di produrre una serie di norme indirizzate espressamente ai piccoli produttori. A esclusione di fattispecie particolari ā€“ nella quale rientrano i soli brewpub ā€“ la disciplina presenta una lacuna impressionante, che di fatto crea un vuoto giuridico per una gran numero di aziende brassicole italiane. In un documento prodotto da Unionbirrai la situazione ĆØ chiaramente spiegata in questi termini:

Ad oggi non esiste una regolamentazione uniforme a livello nazionale per le fabbriche con una produzione annuale inferiore ai 10.000 ettolitri. Infatti, da un lato, il DM 153/2001 demanda allā€™agenzia territorialmente competente lā€™assetto del deposito fiscale e le modalitĆ  per ilĀ  controllo della produzione solo per i birrifici la cui produzione ĆØ destinata ā€œ al solo rifornimento di un attiguo locale di mescita e di minuta venditaā€ ( art. 3, comma 4) ; dallā€™altro, tutti gli altriĀ  micro birrifici ( con produzione inferiore a 10.000 ettolitri) senza attiguo locale di mescita, sono entrati nella competenza dei singoli uffici ancorchĆ© la legge non lo preveda. Predetta situazione fa sƬ che esistano notevoli differenze di trattamento sia in fase di esazione dellā€™accisa, sia a livello di controlli, ed addirittura sulla qualitĆ  e tipologia dei registri fiscali richiesti fino al sindacato circa la possibilitĆ  di commercializzazione in Italia o allā€™estero.Ā  Inoltre rimane a discrezione di ciascuna Amministrazione locale lā€™onere di informativa circa eventuali provvedimenti emanati a livello centrale con possibili ritardi o mancanze. Quanto sopra descritto, comportaĀ  con una disomogeneitĆ  e disparitĆ  di trattamentoĀ  in spregio al dettato costituzionale di cui agli artt. 3 e 53.

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Lā€™associazione perciĆ² non soltanto sottolinea la mancanza di una serie organica di disposizioni, ma addirittura ipotizza una violazione costituzionale causata dallā€™incapacitĆ  giuridica di realizzare una paritĆ  (anche contributiva) tra i soggetti coinvolti.

Inoltre, la disciplina dellā€™accisa della birra ā€“ di per sĆ© giĆ  incredibilmente confusa ā€“ risulta particolarmente gravosa per i microbirrifici, poichĆ© non tiene in considerazione tutta una serie di problematiche strutturali, che vanno dalle ridotte dimensioni delle aziende a convezioni e tecniche produttive. Per questa ragione il miglioramento della condizione dei birrifici artigianali in riferimento alle accise non puĆ² non passare per una prioritaria acquisizione di consapevolezza delle peculiaritĆ  dei piccoli produttori.

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Unionbirrai e la telematizzazione delle accise

In vista dell’entrata in vigore della telematizzazione delle accise, Unionbirrai intraprese una collaborazione con la ditta A.C.O. Informatica al fine di individuare un software per l’invio dei flussi telematici in osservanza delle linee guida stabilite dall’Agenzia delle Entrate. In tal senso, fu stabilito un gruppo di lavoro composto da 3 microbirrifici, ritenuti rappresentativi del panorama italiano, il quale iniziĆ² a testare le funzionalitĆ  del software. Tale analisi fu sospesa al momento dell’ufficializzazione della proroga dell’entrata in vigore della telematizzazione, inizialmente fissata per l’1 gennaio 2009. La speranza, infatti, era che si procedesse a una semplificazione della disciplina prima della nuova deadline: poichĆ© a quel punto la telematizzazione si sarebbe basata su criteri diversi, era inutile continuare con la sperimentazione del software in atto.

Tuttavia, quando a ottobre 2009 fu chiaro che la tanto agognata semplificazione non sarebbe arrivata in tempi brevi, le valutazioni sul software ripresero, rivelando una serie di problematiche tecniche, riassumibili con la difficoltĆ  di trovare un sistema soddisfacente per le diverse realtĆ  aziendali a causa della mancanza di uno standard comune.

Il problema ancora una volta risiede quindi nella miriade di regole confuse che caratterizzano la disciplina sulle accise. I criteri indicati per l’attuazione della telematizzazione risultano perciĆ² poco razionali proprio perchĆ© nascono da una complicata situazione di partenza. In particolare Unionbirrai ha rilevato l’inefficienza del sistema di telematizzazione poichĆ©:

  • Il tempo che un microbirrificio ĆØ destinato a dedicare alla contabilitĆ  delle accise ĆØ ancora maggiore, in quanto la comunicazione di dati richiede l’invio di un elevato numero di record, che ne rende difficoltosa la produzione partendo dai programmi gestionali utilizzati a livello aziendale.
  • L’onere economico nell’individuazione del giusto software ĆØ aggravato dai diversi tipi di contabilitĆ  in atto presso i microbirrifici.
  • Il panorama dei microbirrifici italiani ĆØ costituito da imprese di piccole dimensioni (al netto dell’eventuale attivitĆ  di pubblico esercizio, il personale impiegato ĆØ al massimo di 4-5 persone) per le quali se ĆØ auspicabile un miglioramento della gestione economica/contabile, non ĆØ giustificabile un impegno troppo oneroso.
  • La contabilitĆ  delle accise e l’assetto del deposito fiscale per le nascenti imprese costituiscono assai spesso un ostacolo e una riduzione dei gradi di libertĆ  sui quali l’impresa deve poter contare per avere successo.

Alla luce di questi problemi, l’auspicio di Unionbirrai ĆØ che si proceda a una semplificazione della normativa in tempi brevi e se questi tempi non fossero compatibili con la scadenza dell’entrata in vigore della telematizzazione, che si proceda a un’ulteriore proroga finchĆ© la disciplina non venga modificata in nome di regole coerenti ed efficienti.

I problemi dei microbirrifici in riferimento alle accise

Una delle prioritĆ  individuate da Unionbirrai ĆØ stata la determinazione e la comunicazione di una serie di peculiaritĆ  che caratterizzano le produzioni di tipo artigianale. Grazie all’esperienza acquisita negli anni, l’associazione puĆ² vantare un know-how invidiabile per quanto riguarda le problematiche e le necessitĆ  tipiche dei birrifici a dimensione artigianale. Il problema principale per i microbirrifici ĆØ che la disciplina delle accise ĆØ stata pensata e adattata alle esigenze dei grandi produttori, mentre ĆØ evidente che i microbirrifici si muovono in un contesto assolutamente differente, con necessitĆ  uniche e specifiche. Tali necessitĆ  non sono mai emerse fino ad oggi visto che il movimento artigianale italiano ha una storia recentissima.

In particolare Unionbirrai ha rilevato che:

  • I microbirrifici sono realtĆ  imprenditoriali molto piccole, con una media di addetti assestata intorno alle 3 o 4 unitĆ  e una produzione inferiore ai 10.000 ettolitri. Per queste ragioni l’attuale disciplina sulle accise appare non applicabile, anche perchĆ© per adeguarsi alle confuse regole che la definiscono occorre sostenere degli oneri economici non facilmente assorbibili da aziende di stampo artigianale.
  • Non esiste una regolamentazione uniforme per birrifici con produzione annuale inferiore ai 10.000 ettolitri.
  • La molteplicitĆ  della natura dei controlli e l’utilizzo di un’infinitĆ  di registri fiscali differenti fa sƬ che nessun produttore artigianale sia perfettamente in linea con la normativa vigente.
  • L’obbligo di impianti con tubature fisse risulta in contrasto con il dettato costituzionale che tutela la libertĆ  di iniziativa economica.
  • L’accisa non appare in linea nĆ© con quella relativa ad altri prodotti (ad esempio il vino), nĆ© con la media europea pertanto dovrebbe essere valutata una riduzione della stessa per le produzioni inferiori ai 10.000 ettolitri. CiĆ² oltre che un incentivo per lo sviluppo delĀ  settore renderebbe il prodotto competitivo rispetto a quello di provenienza comunitaria.

Le proposte di Unionbirrai

Per risolvere tutte queste problematiche Unionbirrai ha individuato una serie di possibili modifiche alla regolamentazione vigente. Innanzitutto propone due alternative di esazione dell’accisa sulla base del DM 153/2001 e sulla base della Bozza di Determinazione Direttoriale dello scorso giugno 2009, in particolare:

  1. versamento dellā€™accisa in base al mosto prodotto calcolato applicando la formula HL/GP ( ettolitri/grado plato);
  2. versamento dellā€™accisa sui litri di birra prodotti, post confezionamento eliminando lā€™onere del magazzino fiscale. Il versamento pertanto avviene allā€™atto del confezionamento (fusti/bottiglie) e prima della vendita a terzi sia essa intesa tramite locale di minuta vendita sia a terzi produttori o consumatori. Questa ĆØ la strada adottata da quasi tutti i paesi comunitari.

In tutti i casi, Unionbirrai propone di fissare alcuni punti fermi rispetto ai quali debbano svilupparsi le norme della nuova regolamentazione:

  • Quale che sia la modalitĆ  di versamento adottata, prevedere un periodo di tempo (un anno) durante il quale i produttori che si basano sulla tassazione del mosto possano continuare a fare riferimento a tale criterio.
  • Quale che sia la modalitĆ  di versamento adottata, il birrificio rimarrĆ  tenuto alle comunicazioni preventive disciplinate dal DM 153/2001.
  • Eliminare l’obbligo di tubature fisse e la consuetudine secondo la quale ĆØ lā€™ufficio locale a dettare lā€™assetto impiantistico di cui avvalersi.
  • Nel caso di versamento sul mosto si chiede di fissare una percentuale definita di perdite di lavorazione, siano esse inerenti alle fasi di lavorazione o siano riconducibili al prodotto finito.
  • Stabilire un format predefinito di inserimento e trasmissione dei dati fiscali riguardanti le accise. Unionbirrai ha sviluppato due format differenti, ognuno dei quali collegato alla relativa ipotesi di versamento da adottare.
  • Il versamento dellā€™accisa deve essere scandito con due differenti tempistiche: entro il giorno 16 del secondo mese successivo a quello a cui si riferisce la produzione di mosto, oppure entro il giorno 16 del mese successivo a quello a cui si riferisce il confezionamento.

Lo stato dell’arte

In questi giorni Unionbirrai dovrebbe partecipare a un nuovo incontro con l’Agenzia delle Dogane, durante il quale proporrĆ  di prendere in considerazione un’ulteriore proroga alla telematizzazione delle accise a causa della grave situazione di confusione causata dalla normativa vigente. Personalmente vi terrĆ² aggiornati sugli esiti di questo importante appuntamento.

Conclusioni

Quella riguardante le accise ĆØ una disciplina assolutamente deficitaria, che, a causa di norme confuse, arzigogolate e di difficile attuazione, rendono gravosa la realizzazione di tutte le attivitĆ  ad esse connesse. Se questo ĆØ vero per i produttori di birra in generale, lo ĆØ ancora di piĆ¹ per i microbirrifici, le necessitĆ  dei quali sino ad oggi non sono mai state prese in considerazione dall’Agenzia delle Entrate.

Per questo motivo, il percorso da seguire per raggiungere una situazione soddisfacente appare davvero tortuoso, richiedendo una mole di modifiche sia a livello legislativo che di convenzioni pratiche tale da richiedere tantissimo tempo.

Se a queste considerazioni si aggiungono i problemi di sempre, come la pesante burocratizzazione o l’emergere di interessi personali, ci si rende conto di quanto il problema delle accise appaia oneroso per i produttori artigianali italiani.

Alla luce di questa analisi, il primo passo da compiere probabilmente ĆØ far comprendere le differenze che esistono tra grandi e piccoli produttori, sottolineando come le necessitĆ  di questi ultimi siano strutturalmente diverse e di come la disciplina sia lontana dalla realtĆ  dei microbirrifici. Un percorso che per fortuna ĆØ giĆ  iniziato e che si spera possa portare in tempi brevi a qualche passo avanti in materia.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, ĆØ giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. ƈ organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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15 Commenti

  1. speriamo finisca presto sta telenovela delle accise cosi’ poi avranno una scusa in meno per far pagare una bottiglia 10 euro.
    Visto che c’e’ babbo natale, di sicuro i prezzi caleranno un sacco. Oppure la qualita’ aumentera’ perche’ invece di mettere le toppe alle tubature controlleranno il processo produttivo meglio.

  2. giusto amarillo! in questo primo anno che sono (possiamo dire cosi’) nella birra artigianale italiana…ho incontrato dei grandi proffesionisti! ma anche dei furbi..con la F maiuscola! questa gente rovina solo la birra artigianale italiana! e’ meglio che si metta una maschera sul viso..per comprirlo dalla VERGOGNA!…QUALCUNO AVRA’ CAPITO IL MIO MES!

  3. un prodotto che viene venduto mediamente a 3 euro finisce all’ ipermarket a 4 al negozio specializzato tra i 5 e 6 euro, cioĆØ il prezzo di partenza raddoppia.
    abbattere i costi di accisa e burocrazia aiuterĆ  sicuramente l’abbassamento del prezzo di partenza ma non in maniera cosƬ sensibile come si spera.

  4. tanto per inciso.
    ho comprato un panettone al pistacchio a 23 euro alla fiera milano, quello bauli costa 6 euro con una bottiglia di spumante in omaggio.

  5. il prezzo finale non ĆØ MAI direttamente proporzionato ai costi di produzione!

    Tornando in tema: leggendo prima il comunicato Assobirra e poi quello UB mi metto le mani nei capelli (pochi)… in quanto intuisco che non se ne esce fuori! Non vedo nessun interesse politico per uscirne fuori (Assobira dice che occorre una legge/decreto in Parlamento), bho vedremo!

  6. @lelio

    parli forse per il brunello ? , ma nella birra non tutti hanno il controllo della distribuzione, molto per vendere devono tenere i prezzi bassi o quantomeno “giusti” fidati.
    e poi ormai di offerta comincia ad essercene proprio tanta, e c’e’ chi apre nuovi MB.

  7. Parlo per qualunque prodotto in generale. Uno su tutti l’acqua dove il costo alla fonte ĆØ (quasi) uguale per tutti. Non entro nel merito di come i prezzi lievitino e su come si distribuisce l’ eventuale guadagno. GiĆ  gia se ne parlato in altri post e qui saremmo OT.

  8. mah il punto focale non credo sia una richiesta di abbassamento nominale dell’accisa ma la semplificazione e unifomazione burocratica (che vuol dire comunque risparmio).

  9. Penso che il confronto con altri paesi europei sia piuttosto eloquente (http://ec.europa.eu/taxation_customs/resources/documents/taxation/excise_duties/alcoholic_beverages/rates/excise_duties-part_I_alcohol-en.pdf)
    Prendiamo i paesi con maggiore tradizione: Belgio, Germania, Austria e Repubblica Ceca hanno una differenziazione tra standard rates e Reduced rates (ā€œIndependent small breweriesā€ – Yearly production limited to 200.000 hl.)
    Excise duty/hl/Ā°Plato or /Ā°alcohol
    Belgio:
    <= 12.500 hl – 1,4873 ā‚¬
    <= 25.000 hl – 1,5369 ā‚¬
    <= 50.000 hl – 1,5865 ā‚¬
    <= 75.000 hl – 1,6361 ā‚¬
    <= 200.000 hl – 1,6857 ā‚¬
    Repubblica Ceca
    <=10.000 hl – 0,490 ā‚¬
    <=50.000 hl – 0,587 ā‚¬
    <=100.000 hl – 0,685 ā‚¬
    <=150.000 hl – 0,783 ā‚¬
    <=200.000 hl – 0,881 ā‚¬
    Germania
    <= 5.000 hl – 0,4407 ā‚¬
    <= 10.000 hl – 0,5288 ā‚¬
    <= 20.000 hl – 0,6170 ā‚¬
    <= 40.000 hl – 0,6610 ā‚¬

    C'ĆØ da dire che ci sono anche paesi (Finlandia e Olanda per esempio) che hanno una tassazione spaventosa.

    La cosa ridicola ĆØ che la produzione artigianale annua italiana si assesta all'incirca sui 150 mila ettolitri: quanto mai influiremo sull'importo totale delle accise riscosse dallo stato italiano?
    In ogni caso personalmente credo sia impossibile ottenere una riduzione dell'accisa, spero piuttosto in una riduzione a livello burocratico.

    Ciao!

  10. al di la delle 4 cifre dopo la virgola !!
    la considerazione ĆØ un altra:
    Il consumo di birra sta aumentando nei paesi (Italia e Spagna…occhio che in Italia ha comunque segnato un -6% sul 2008)) dove l’accisa sul vino ĆØ ZERO.
    C’ĆØ da meditarci su.

  11. Buongiorno a tutti, ringrazio Andrea per lo spazio concesso e approfitto per comunicare che la proroga da noi richiesta ĆØ stata accordata fino al 1 settembre 2010.
    Un bel risultato, che ripaga degli enormi sforzi, da cui partire ed insistere per ottenere uniformitĆ  e semplicitĆ  nella gestione della accisa per i microbirrifici.

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