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Altro che bevanda maschile, la birra è più rosa di quanto pensiate

Leggendo il post di ieri probabilmente più di qualche lettore sarà rimasto incuriosito dal neonato Birroir. Il motivo è presto detto: si tratta di un birrificio tutto al femminile, birraio compreso. In effetti nell’immaginario collettivo (e non solo) la birra è uno dei prodotti meno associabili al gentil sesso, vuoi per motivi culturali, vuoi per motivi strettamente pratici – la professione del birraio è molto dura e richiede il classico physique du rôle. Ma se andiamo oltre i luoghi comuni, scopriamo che invece l’universo femminile non è assolutamente estraneo al mondo birrario, anzi non sono poche le donne che vi interpretano un ruolo da assolute protagoniste, anche nel movimento italiano. Non ci credete? Continuate a leggere…

Le birraie dell’antichità

ninkasi
La dea Ninkasi

Oggi sembra impossibile accettarlo, ma in passato la produzione brassicola era completamente in mano alle donne. E non solo: si può dire che la birra stessa sia nata con il genere femminile. Nelle prime civiltà brassicole della storia, infatti, la “professione” del birraio era a loro esclusivo appannaggio. Alcuni documenti risalenti alle civiltà sumere ed egiziane lasciano pochi dubbi in proposito: fare birra era un’attività svolta all’interno delle mura domestiche, di cui, al pari della produzione del pane, si occupavano le donne. Non è un caso quindi che molte divinità legate alla birra fossero femminili: i sumeri adoravano Ninkasi, unica figura sacra associata a una professione, mentre gli Egizi consideravano Hathor la dea dell’arte brassicola. Nei secoli questa posizione centrale delle donne si perse lentamente, fino a escluderle quasi completamente dall’attività produttiva.

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Sant’Ildegarda da Bingen

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Sant’Ildegarda

Una delle figure ritenute più influenti nella storia della birra fu una donna e più precisamente Hildegard von Bingen, badessa del monastero benedettino di Rupertsperg, in Germania. Grazie alla sua preparazione nel campo botanico, Sant’Ildegarda fu la prima studiosa a stilare ricerche sull’uso del luppolo nella produzione brassicola, contribuendo all’adozione di questo ingrediente oggi considerato praticamente irrinunciabile.

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Le birraie italiane…

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Rosa Gravina

Come dichiara il completissimo The Oxford Companion to Beer – che riporta un’intera voce “women in brewing” – la recente crescita della birra artigianale negli USA ha in molti casi riportato le donne al centro dell’industria brassicola. Fino a far occupare loro il ruolo più importante in assoluto: quello di birraio. Se questo è vero per gli Stati Uniti, lo stesso si può dire per l’Italia, dove in modo analogo esistono alcuni esempi di donne birraie. La “mamma” di tutte (nonostante la sua giovane età) è sicuramente Rosa Gravina, formatasi al Birrificio Lambrate prima di fondare, nel 2003, il Birrificio Artigiano. Qualche giorno fa il Corriere della Sera le ha dedicato un bell’articolo, in cui si ripercorrono i primi anni pionieristici della birra artigianale in Italia. Di cui, chiaramente, Rosa è stata una degli attori principali.

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francesca torri
Francesca Torri

Ma Rosa è in buona compagnia. Francesca Torri è un’altra storica birraia italiana, legata al birrificio Mostodolce di Prato, attivo anch’esso dal 2003. Più recente (2012), ma sempre situato in terra toscana, è il birrificio La Badia, le cui birre sono brassate da Lavinia Barni, laureata in Scienze e Tecnologie Agrarie. Uscendo invece dai confini della Toscana – che probabilmente possiamo considerare la regione birraria più “rosa” in assoluto – troviamo il birrificio Jeb, aperto nel 2009 e guidato da due sorelle gemelle: Chiara e Donata Baù, con la prima che si occupa della produzione. In un vecchio post su Mobi Kuaska poi cita Francesca Lara del birrificio sardo Lara e Miriam del bergamasco Maspy. Ci sarebbe da inserire anche Carla del toscano (anch’esso!) Pevak, che però ha recentemente chiuso i battenti. E poi chiaramente c’è l’ultima new entry: Elena Di Martella Orsi di Birroir. Travalicando invece i confini nazionali, non possiamo non citare Giada Maria Simioni, attuale birraia dell’inglese Magic Rock e giudice in concorsi internazionali.

…e le altre protagoniste del movimento

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Anna Managò

Oltre a Giada c’è un altro giudice internazionale donna, che risponde al nome di Anna Managò: un passato nel marketing di Carlsberg e soprattutto una passione sconfinata per la birra artigianale. Anna e Giada in passato sono state chiamate come giudici anche a Birra dell’Anno di Unionbirrai, dove ovviamente non erano sole. Al concorso hanno partecipato ad esempio anche Francesca Morbidelli (una figura storica con la sua Pinta Medicea), Sara Colombera (direttrice esecutiva dell’Enoteca Regionale della Serra e del CERVIM) e altre. Parlando di presenze costanti non bisogna dimenticare Alessandra Agrestini (ADB, Unionbirrai) e Monica Bertinotti, grande esperta e compagna di sempre di uno dei papà dell’homebrewing italiano.

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Margherita Mattei

Negli ultimi anni non sono pochi i birrifici che hanno assunto donne nella comunicazione. Manila Benedetto collabora da diverso tempo con il birrificio Birranova, mentre Luciana Squadrilli ha terminato proprio in questi giorni la sua lunga esperienza in Birra del Borgo. Oltre a organizzare In Fermento Festival, Margherita Mattei si occupa ormai da parecchio tempo della comunicazione del birrificio Brùton ed è costantemente attiva nell’ambiente. Alessandra Litta Modignani, infine, è diventata la spalla perfetta di Lorenzo Bottoni, prima a Bad Attitude e ora al Piccolo Laboratorio.

Ci sarebbero tante altre figure femminili di rilievo nel mondo della birra artigianale italiana, ma per motivi di spazio non posso ovviamente citarle tutte. Non me ne vogliano le altre 🙂 .

Dopo questa rapida panoramica spero sia chiaro che il genere femminile, per quanto in numero contenuto, è però ben inserito nell’ambiente. La loro presenza è fondamentale per dare un tocco diverso a tutto il movimento, senza considerare che spesso una donna è molto più brava di un uomo a percepire e codificare le caratteristiche organolettiche di una birra. E poi, in ultima analisi, se “birra” è una parola femminile ci sarà un motivo 🙂 …

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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25 Commenti

  1. Ciao Andrea, ti segnalo Chiara Bolognino, birraia del neonato birrificio Lady B, Scafati (Sa).
    P.s: Quando ti fai vedere al BAI?

  2. Non è corretto dire che nell’antichità <>, innanzitutto poiché la birra era sì prodotta principalmente dalle donne, ma non esclusivamente; e poi perché non si trattava di una professione, ma di un compito tra gli altri nell’ambito dei lavori domestici.
    Per contro, tanto in Mesopotamia quanto in Egitto, esistevano dei birrai professionisti, per i quali fare la birra era un mestiere esclusivo, ma tra questi molti erano uomini, anche se c’erano delle donne.

    • Sì sicuramente c’erano delle eccezioni, considera un “quasi” completamente in mano alle donne, se quella era la frase che intendevi citare.

      Invece non mi risulta che la maggior parte dei birrai professionisti in Mesopotamia fossero uomini

  3. Citazione doverosa anche per altre signore della birra: Claudia del Gilac ed Erica di Croce di Malto. Brave tutte!

  4. Una precisazione su un concetto un po’ troppo stratificato nelle nostre menti e cioè che prima della badessa il luppolo non si usasse. Il luppolo si usava già da almeno 1500 anni (ritrovamento di Pombia, 550ac). Il merito della badessa è quello di aver scoperto le proprietà antiossidanti. Quindi più che il contributo all’adozione direi allo sviluppo e alla coltivazione.

  5. beh la birra la fanno le donne,si sa,cmq bella idea di quel birrificio tutto femminile,probabilmente il mulino per macinare non ha bisogno di corrente,risparmiano un sacco di soldi,lo fanno andare a vento

  6. @Andrea, dire che Alessandra è la mia spalla perfetta ci fa apparire come un duo comico…
    in realtà comunque Alessandra è stata preziosa sopratutto nel contenere i miei deliri nella creazione di BadAttitude. Il merito del successo del marchio è sopratutto suo (e anche di Matteo …).
    ma non è mica finita qui….

  7. L’ho sempre detto che il “rosa” ha un importante ruolo in questo settore. Lo ha avuto, e lo continuerà ad avere. Non ricordo chi, durante una degustazione, mi disse che “le donne hanno un’attitudine particolare per la degustazione, essendo dotate per natura di un olfatto e di un gusto mediamente più sviluppati”. Sarà vero? Fatto stà che hanno sicuramente qualcosa da dire/dirci!

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