La scorsa settimana l’articolo sul nuovo Birrificio Antoniano ha attirato l’attenzione di tanti lettori, ma chiaramente quella dei fratelli Vecchiato non è l’unica novità tra i produttori italiani. In barba alla crisi, il trend rimane decisamente in crescita, tanto che su Microbirrifici.org le aziende operanti nel settore hanno raggiunto quasi quota 500 – sebbene sarebbe interessante capire se il totale include anche quelle (poche) che hanno cessato l’attività. A distanza di quasi un mese riprendiamo dunque il nostro viaggio tra i microbirrifici italiani di nuova apertura, augurando loro un futuro di successo in un mercato che sembra ogni volta più vicino al suo punto di saturazione.
Partiamo allora dal Birrificio Pavese di Claudio Caffi, prima realtà del genere nel capoluogo lombardo. L’iter con cui Claudio si è lanciato in questa impresa è analogo a quello di tanti altri colleghi: una lunga carriera di birrificazione casalinga alle spalle, costellata di buoni risultati in diversi concorsi, prima della decisione di compiere il grande passo. La filosofia dell’azienda è di puntare su una gamma di birre relativamente contenuta, con l’intento di perfezionare costantemente le ricette e mantenere alto il livello qualitativo finale. Importanti saranno concetti quali km 0 e valorizzazione dei prodotti del territorio.
Attualmente il Birrificio Pavese produce 4 birre. La Bliss (4,8% alc.) è una Summer Ale non particolarmente amara (18 IBU), che utilizza malti e luppoli tedeschi e lieviti di provenienza americana. La Mayflower è un’APA da 5,5% alc. e 33 IBU, realizzata con malti inglesi e luppoli made in USA. L’Intrìga è una classica Weiss con le tipiche note di banana e chiodi di garofano. L’Onissa (6,8% alc.) infine è una Saison con aromi speziati e un discreto tocco amaro (24 IBU). Ultima arrivata è la Zeta, una Pumkin Ale che prevede l’impiego della zucca bertagnina di Dorno e che è stata presentata ufficialmente lo scorso week end durante la Festa della Zucca. Ulteriori informazioni sul sito del birrificio.
L’Umbria sembra una delle regioni più attive al momento sul fronte dei nuovi birrifici. Dopo la monastica Birra Nursia – di cui abbiamo parlato in passato – ora bisogna segnalare anche il debutto della Birra dell’Eremo. Come si può leggere su Umbria Birra, l’azienda ha sede in Capodacqua di Assisi (PG) e sfrutta un impianto di tutto rispetto: sala cotta da 500 litri e tre fermentatori da 1.500 litri ciascuno. Il birraio si chiama Enrico Ciani.
Attualmente la gamma della Birra dell’Eremo consta di tre produzioni. La Nobile è una Golden Ale con profumi agrumati all’olfatto e un buon equilibrio tra note amare e dolci al palato. La Saggia è una Blanche che impiega frumento e avena oltre al malto d’orzo e che non si discosta dalla classica aromatizzazione di queste birre di stampo belga: coriandolo e bucce d’arancia. La Magnifica invece è un’ambrata in stile americano (presumibilmente una IPA) con un amaro pronunciato ma non invasivo, accompagnato da aromi fruttati e maltati.
Questo della Birra dell’Eremo mi sembra un progetto interessante da seguire con attenzione, anche perché supportato da un ottimo lavoro di contorno: date un’occhiata alle etichette esteticamente curate e all’ottimo sito web dell’azienda.
Non dobbiamo spostarci di troppi chilometri per incontrare la terza e ultima novità di oggi. Si chiama Birrificio La Badia e va a rimpolpare il già corposo panorama dei produttori toscani. Come riporta La Pinta Medicea, il nome deriva dall’omonimo monastero situato a Montale (PT), mentre la produzione è in mano a alla giovane birraia Lavinia Barni, laureata in Scienze e Tencologie Agrarie e con una lunga esperienza di homebrewing alle spalle.
Attualmente le birre “base” disponibili sono quattro. La Florinda (4,8% alc.) è una Koelsch che punta all’equilibrio e alla bevibilità, realizzata con luppoli tedeschi e ispirata a uno dei pochi stili ad alta fermentazione della Germania. Anche la Zelinda strizza l’occhio alla nazione tedesca e in particolare allo stile delle Weizen, che incarna con aromi decisi e penetranti. L’Ermerngarda (nome di un’antica badessa del monastero) prevede l’impiego di miele d’acacia locale, usato sia in bollitura sia per la rifermentazione in bottiglia. L’Ildegarda infine è un’APA che naturalmente utilizza luppoli americani, ma anche orzo in fiocchi. Sono infine previste per i prossimi mesi due stagionali: la Matilda (una birra alle castagne che presumo sia pronta o quasi) e la Birra dell’Inverno.
Per altre informazioni dovete affidarvi alla pagina Facebook del Birrificio La Badia, poiché il sito web appare ancora in costruzione.
http://www.movimentobirra.it/forum/forum_posts.asp?TID=3512&KW=
Non mi sembra che Caffi sia così “vecchio”
Comunque, buona birra a tutti
Ale
Più sono i birrifici e meglio dovrebbe essere. A patto di mantenere uno standard qualitativo adeguato e di avere una politica di prezzi attraente. Altrimenti, come purtroppo sospetto, si tratta di cavalcatori dell’onda, sperando che siano pochissimi.
Ho avuto modo di assaggiare le Birre dell’Eremo durante una trasferta di lavoro a Foligno: una alla spina, le altre in bottiglia.
Mi sono sinceramente sembrate tutte e tre ben lavorate, prive di difetti, e molto manieristiche nell’aderenza allo stile: la Saggia (blanche) mi ha colpito più delle altre, dissetante e ben marcata. La Nobile era alla spina, assomigliava quasi a una Belgian Blonde e ne ho apprezzato il profilo equilibrato, anche se non è propriamente “sessionable”. Quella che mi ha convinto di meno è stata la Magnifica, forse un po’ noiosa e anonima dopo qualche sorso.
Comunque l’impressione è stata positiva nel complesso, per essere neonati hanno cominciato bene…
Sono ottime!
Io le ho acquistate su internet, qui a Torino si trovano ancora difficilmente.
diciamo che fra tutte quella che è andata incontro ai miei gusti è stata la Fuego, seguita dalla ‘Fiera’.
Online su ebay non ne ho trovate, e dopo una lunga ricerca su google le ho trovate su PiccoleBottiglie (http://piccolebottiglie.com/it/15_birra-dell-eremo)
Le consiglio,
A.