Oggi è lunedì 4 marzo e il 4 marzo di sedici anni fa cominciava l’avventura di Cronache di Birra. A differenza di quanto accaduto in tempi recenti per diverse ragioni, il pezzo odierno è dedicato a celebrare questo ennesimo traguardo raggiunto dalla nostra testata, che ormai da più di tre lustri offre una finestra costantemente aperta sul mondo della birra artigianale. Un tempo enorme per un progetto come il nostro, ma anche per il movimento brassicolo italiano, che sedici anni fa stava ancora muovendo i suoi primi passi concreti. Nel frattempo tante cose sono cambiate… oppure no? È quello che proveremo a capire ripercorrendo i primi articoli di Cronache di Birra: un pretesto per comprendere le evoluzioni del nostro ambiente, evitando di festeggiare l’anniversario con contenuti meramente autocelebrativi.
Di cosa scriveva sedici anni fa Cronache di Birra? Di cosa si parlava nel settore della birra artigianale? I temi dell’epoca erano lontani mille luce da quelli di oggi? Oppure a distanza di sedici anni siamo ancora fermi al punto di partenza? Capiamolo insieme.
La filiera brassicola
Chi ci segue fin dagli esordi forse ricorderà che il primo post in assoluto di Cronache di Birra fu dedicato alla nascita di Consobir, acronimo di Consorzio Birrai Italiani Riuniti. Frutto in primis dello spirito d’iniziativa di Teo Musso di Baladin, Consobir avrebbe dovuto fissare i criteri per la birra di qualità italiana, abbozzando anche una sorta di disciplinare di ammissione. L’obiettivo ultimo era di “identificare il simbolo aromatico del prodotto birra artigianale italiana” attraverso il luppolo coltivato in Italia, grazie anche al finanziamento della Regione Piemonte. Il progetto naufragò piuttosto velocemente, soprattutto perché troppo in anticipo sui tempi. Teo Musso però aveva ben chiara la visione che poi lo avrebbe accompagnato negli anni a venire: l’idea di una birra dalla forte identità nazionale, realizzata anche attraverso materie prime italiane – dunque con il supporto di una filiera brassicola la cui concezione al tempo era assolutamente pionieristica. Oggi, sedici anni dopo, Teo è il presidente del Consorzio Birra Italiana, nato cinque anni fa come evoluzione dell’idea dell’epoca e realizzato anche grazie al supporto di Coldiretti. Nel frattempo i progetti di sviluppo della filiera brassicola italiana si sono moltiplicati, così come i finanziamenti ad hoc. Sedici anni dopo quell’evento, finalmente il terreno è pronto per idee come quella alla base di Consobir.
I podcast
Il secondo articolo di Cronache di Birra fu incentrato su Birradio, il primo podcast italiano sulla birra artigianale. Oggi il termine podcast è diventato di dominio pubblico e questa forma di comunicazione rappresenta una delle più importanti rivoluzioni degli ultimi tempi, ma nel 2008 un’idea del genere era avanguardia pura. Ciononostante Tony Manzi riuscì a portare avanti la sua creatura per diversi anni, anche grazie al coinvolgimento di ospiti importanti – alla prima puntata parteciparono tra gli altri Kuaska, Schigi e Leonardo Di Vincenzo – e alla sua esperienza in materia radiofonica. Birradio poi chiuse, ma di recente è tornato in vita in una nuova forma, anche grazie all’interesse che si è sviluppato attorno a simili strumenti: lo scorso anno Unionbirrai ha annunciato UBeeRadio, podcast dell’associazione condotto proprio da Tony Manzi. Nel frattempo sono nati altri validi podcast sulla birra, tra quali segnaliamo Mashout Podcast (homebrewing), Beer Revolution (storia della birra artigianale italiana a cura di Baladin) e L’oro e la schiuma (birra delle Fiandre belghe).
Gli stili britannici
Il terzo articolo di Cronache di Birra fu dedicato a un evento che organizzammo come Domozimurghi Romani in collaborazione con il Ma che siete e il Bir&Fud di Roma. In occasione di San Patrizio, infatti, presentammo lo Stout & Porter Fest, un mini-festival dedicato alle birre scure britanniche con prodotti provenienti da Scozia, Inghilterra, USA, Danimarca, Belgio e ovviamente Italia. Organizzammo anche un laboratorio a tema condotto da Schigi e approfittammo della concomitanza con il 6 Nazioni per un gemellaggio a tema rugbistico. L’evento era alla sua seconda edizione ma non ve ne fu una terza, segno che probabilmente gli stili da bancone del Regno Unito ancora faticavano ad attecchire nel pubblico, anche quello più smaliziato. Oggi probabilmente le cose andrebbero diversamente, ma nel frattempo nell’ambiente si è persa la voglia (o anche solo la convenienza) a proporre iniziative del genere. A parte alcune felici eccezioni, di cui trovate degli ottimi esempi tra gli eventi previsti nell’ultimo giorno della nostra Italy Beer Week, che cadrà proprio in concomitanza con San Patrizio.
Le notizie dall’estero
Come immaginerete, nei primi anni di Cronache di Birra ci trovavamo spesso a scrivere di birra straniere in assenza di notizie provenienti dall’Italia. Diversi contenuti dell’epoca, molto più concisi dei pezzi di oggi, erano incentrati su specifiche birre, che per un motivo o per l’altro avevano catturato il nostro interesse: la Paradox del neonato Brewdog (una Stout affinata in botti di Caol Ila), la collaboration brew tra Mikkeller e Nøgne Ø, il restyling della belga Malheur 12, la Bière de Garde dell’americano Flying Dog. Tutte produzioni che probabilmente oggi daremmo per scontate, ma che all’epoca per diversi motivi meritarono la nostra attenzione. Scrivemmo anche un articolo sulla crisi dei pub tradizionali inglesi, una piaga per la quale dopo sedici anni non si è trovata una soluzione – anzi è peggiorata a causa della pandemia.
Conclusioni
Da molti punti di vista poche cose sono cambiate rispetto a sedici anni fa. O meglio, in alcune situazioni solo ora si sono create le condizioni per sviluppare idee che all’epoca erano troppo in anticipo sui tempi. L’unico aspetto davvero mutato nel profondo è il modo di concepire il prodotto birra artigianale, con stili e gusti che sono evoluti nettamente nel tempo. Ma per il resto non ci siamo mossi molto, soprattutto in Italia, segno che il movimento della birra artigianale ha ancora molto da dire. Ammesso che trovi il modo di farlo. Grazie a chi ci segue con passione e fedeltà da sedici anni, ma anche chi si è unito durante questo lungo ed entusiasmante viaggio.
Auguri Andrea, grazie per avermi accompagnato dai miei primi anni prima da appassionato bevitore e poi da barista. Sei sempre un punto di riferimento.
Grazie mille Fabrizio, onorato di averti accompagnato nel tuo percorso!