Come ormai saprete, ieri Luigi Recchiuti di Opperbacco ha trionfato nel premio Birraio dell’anno, concorso indetto da Fermento Birra e basato sulle votazioni di circa 100 esperti italiani. Per il birrificio di Notaresco (TE) si tratta di un riconoscimento di grande prestigio, che finalmente restituisce la giusta dimensione a uno dei migliori birrai operanti in Italia. Luigi è riuscito nell’impresa di superare tanti nomi seriamente candidati alla vittoria finale, dimostrando come è possibile unire talento professionale ad ammirabili doti umane: appassionato e straordinariamente devoto al suo lavoro, si distingue per umiltà e disponibilità non comuni. Dietro quel sorriso un po’ timido si nasconde però non solo un professionista di rara bravura, ma anche un eccellente osservatore delle tendenze del mercato. Il trionfo di Opperbacco infatti premia sia l’elevata qualità delle birre dell’azienda abruzzese, sia la capacità di rilanciare la propria immagine in tempi recenti inaugurando una nuova fase produttiva.
La vittoria di Luigi Recchiuti può essere considerata la vittoria della “vecchia guardia”. Il birrificio Opperbacco, infatti, fu infatti fondato nel lontano 2008 e Luigi appartiene alla prima (o al massimo seconda) generazione dei birrai italiani. Birraio dell’anno è un concorso che finisce per premiare birrifici più giovani o comunque capaci di mettersi in mostra seguendo i trend del mercato: era dal 2015 che il premio non andava a un produttore della prima ora (Birrificio Lambrate). Spulciando la classifica del concorso, che riportiamo più avanti, noterete la fatica dei birrifici meno giovani a conquistare posizioni di rilievo: se escludiamo Opperbacco, solo Lariano è riuscito a entrare nella Top 10 tra i birrifici aperti prima del 2010. Questo aspetto dovrebbe restituire il valore del risultato di Luigi, che tuttavia non sorprende i veri esperti: Opperbacco ha sempre navigato su livelli qualitativi eccellenti, tuttavia rimanendo un po’ nell’ombra rispetto ai nomi più celebrati del settore.
È impossibile allora non associare la svolta di Opperbacco con il lancio delle linee Nature e Abruxensis, capaci di ampliare gli orizzonti produttivi dell’azienda oltre gli stili con cui si è cimentato da sempre. Nature è una linea di Italian Grape Ale – sì proprio loro! – contraddistinta da collaborazioni con importanti cantine e da una visione molto precisa, come ad esempio la distinzione tra le Nature Viva con uve Trebbiano e Nature Terra con uve Montepulciano d’Abruzzo. Le Abruxensis nascono invece da un mosto fermentato con lieviti di uve locali (in particolare Saccharomyces e Torulaspora) e aromatizzate con ingredienti del territorio (frutta, genziana, ortaggi, ecc.). Così nell’ambiente il nome di Opperbacco è tornato a circolare con forza nel momento in cui queste birre si sono rese disponibili sul mercato con costanza, più o meno nell’ultimo biennio. Non è un caso che a Birraio dell’anno 2018 Luigi non fosse presente nemmeno tra i venti finalisti, per poi ottenere un quindicesimo posto nel 2019 e un bronzo lo scorso anno, prima della vittoria di ieri.
Chiaramente non bisogna ridurre il trionfo a Birraio dell’anno solo a queste due linee parallele, perché Opperbacco vanta creazioni di grandissimo spessore e capaci di svariare tra diverse culture brassicole. Però è indubbio che queste creazioni sono state capaci di portare una ventata di novità nell’azienda abruzzese e di rilanciare la sua presenza nel mercato, cavalcando un certo interesse del settore per birre di un certo tipo. L’aspetto interessante che oltre ai calcoli meramente commerciali, alla base della nascita di Nature e Abruxensis c’è soprattutto la passione di Luigi per il mondo della vinificazione, tramandata dal padre. Ancora una volta risulta chiaro che è impossibile ottenere grandi risultati senza un sincero interesse di partenza.
Tornando a Birraio dell’anno, di seguito riportiamo la classifica completa dell’edizione 2021:
1° Luigi Recchiuti del birrificio Opperbacco di Notaresco (TE)
2° Marco Valeriani del birrificio Alder di Seregno (MB)
3° Giovanni Faenza del birrificio Ritual Lab di Formello (RM)
4° Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani del birrificio MC77 di Serrapetrona (MC)
5° Marco Sabatti del birrificio Porta Bruciata di Rodengo Saiano (BS)
6° Josif Vezzoli del birrificio Birra Elvo di Graglia (BI)
7° Emanuele Longo del Birrificio Lariano di Sirone (LC)
8° Samuele Cesaroni del birrificio Brasseria della Fonte di Pienza (SI)
9° Marco Raffaeli del birrificio Mukkeller di Porto Sant’Elpidio (FM)
10° Enrico Ciani del birrificio Birra dell’Eremo di Assisi (PG)
11° Luciano Landolfi del birrificio Eastside di Latina
12° Conor Gallagher Deeks del birrificio Hilltop di Bassano Romano (VT)
13° Vincenzo Follino del birrificio Bonavena Brewing di Faicchio (BN)
14° Pietro di Pilato del birrificio Brewfist di Codogno (LO)
15° Luca Tassinati del Birrificio Liquida di Ostellato (FE)
16° Gino Perissutti del birrificio Foglie d’Erba di Forni di Sopra (UD)
17° Agostino Arioli del Birrificio Italiano di Limido Comasco (CO)
18° Fabio Brocca del Birrificio Lambrate di Milano
19° Luigi D’Amelio del birrificio Extraomnes di Marnate (VA)
20° Riccardo Di Profio del birrificio Rebel’s di Roma
Merita sicuramente menzione il secondo posto di Marco Valeriani di Alder, che dopo lo scorso anno ha di nuovo “rischiato” di mettere a segno una clamorosa tripletta – ricordiamo che è l’unico ad aver ottenuto il riconoscimento due volte, peraltro con due birrifici differenti. Considerazioni molto simili per la terza posizione di Giovanni Faenza di Ritual Lab: basti pensare che questa medaglia di bronzo è il peggior risultato di sempre per Giovanni a Birraio dell’anno. Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani di MC-77 risalgono a un ottimo quarto posto dopo l’ottavo del 2020, mentre la vera sorpresa è forse la quinta piazza di Marco Sabatti: non perché Porta Bruciata non sia un produttore di alto livello, ma perché lo scorso anno era uscito dai 20 finalisti dopo un altro quinto posto nel 2019. In effetti Porta Bruciata continua la sua cavalcata molto altalenante (5°, fuori dai 20, 5°, 17°) che rappresenta un caso unico in un concorso in cui le poche fluttuazioni seguono trend piuttosto costanti nel tempo.
Rispetto allo scorso anno salgono di una posizione Josif Vezzoli di Elvo (sesto) e Samuele Cesaroni di Brasseria della Fonte (ottavo), mentre guadagna cinque posizioni Emanuele Longo di Lariano (settimo). Enrico Ciani di Birra dell’Eremo compie un bel balzo in avanti (+8 posizioni) ed entra meritatamente nella Top 10 di Birraio dell’anno, preceduto da Marco Raffaeli di Mukkeller (-3 posizioni rispetto al 2020). Vincenzo Follino di Bonavena e Luca Tassinati di Liquida debuttano tra i finalisti rispettivamente con una tredicesima e una quindicesima posizione di tutto rispetto, mentre rimangono pressoché stabili Luciano Landolfi (Eastside), Conor Gallagher-Deeks (Hilltop), Pietro Di Pilato (Brewfist), Gino Perissutti (Foglie d’Erba) e Fabio Brocca (Lambrate). Luigi D’Amelio di Extraomnes perde altre cinque posizioni e conclude al diciannovesimo posto.
L’edizione 2021 di Birraio dell’anno ha celebrato il ritorno in presenza del festival legato al concorso: speriamo rappresenti davvero l’inizio di una nuova fase in questa sfibrante lotta alla pandemia. Complimenti a Luigi Recchiuti per questa bellissima vittoria, senza dimenticare il trionfo di Lorenzo Beghelli di Muttnik tra gli emergenti. Come sempre sarà interessante verificare i risultati nei prossimi concorsi a tema.
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