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Nuove birre italiane da Foglie d’Erba + Croce di Malto, Eremo, Cagliari e altri

Se pensavate che con il Ballo delle Debuttanti di domenica scorsa avessimo smaltito gran parte delle novità provenienti dai birrifici italiani, beh dovrete ricredervi. Il periodo è infatti fecondo per annunciare produzioni inedite e la Settimana della Birra Artigianale in corso in questi giorni rappresenta un’ulteriore scusa per presentare qualcosa di nuovo. Ad esempio venerdì 11 il Ma che siete di Roma spillerà in anteprima assoluta un cask di Dhu It, prestigiosa collaborazione tra gli scozzesi di Fyne Ales e i nostri Croce di Malto e Foglie d’Erba. Si tratta di una classica Dry Stout (4,5%) che però prevede l’aggiunta di lamponi freschi a fine fermentazione, confermando quel piccolo trend della “dissonanza tra ingredienti” che avevamo notato recentemente.

Il risultato è un interessante connubio tra le classiche note dei malti scuri e l’anima “rossa” e leggermente asprigna della frutta, il tutto impreziosito dalla grande bevibilità tipica dello stile. Il nome deriva da un gioco di parole “geografico”, ovvero tra Cairndow, il nome della città di Fyne Ales (che si pronuncia “Carindhu”), e la sigla IT ovviamente relativa al Bel Paese. Ogni riferimento allo slogan “Just do it” della nota casa sportiva è puramente voluto 🙂 .

torba

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Si chiama invece Torba l’ultima nata in casa Birra dell’Eremo, oltre alla Lunatica che abbiamo scoperto domenica scorsa. Qui siamo al cospetto di un blend tra due Barley Wine: il primo è affinato per un intero anno in botti di rovere della Bretagna usate per il whisky; il secondo è invece giovane e lasciato maturare in acciaio per “soli” 4 mesi. La rifermentazione invece è ottenuta tramite un ceppo “autoctono” di Saccharomyces Cerevisiae, isolato all’interno del birrificio e già entrato nella “ceppoteca” (il neologismo sembra il titolo di un album dei Prophilax 😛 ) privata di Birra dell’Eremo. Chiaramente aspettatevi note torbate evidenti, ma ben amalgamate con gli aromi tipici dei “vini d’orzo” anglosassoni.

sonamazza

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Ancora una collaboration brew a tre, ma questa volta tutta italiana, è quella che ha coinvolto La Fucina, Piccolo Birrificio Clandestino e Jungle Juice nella creazione della Sonamazza (5%). È definita in maniera abbastanza audace un'”American (Rauch) Keller”, perifrasi che non farà impazzire i puristi ma che riassume bene le caratteristiche della birra. La Sonamazza è infatti una bassa fermentazione da bere a volontà, luppolata con varietà “moderne” (Motueka, Topax e Centiannial) e dal profilo leggermente affumicato. Almeno è quello che deduco dalla tipologia visto che non sono riuscito ad assaggiarla a Rimini, ma spero di rifarmi questa sera nell’evento con PBC e Jungle Juice organizzato dall’Hopificio di Roma nell’ambito della Settimana della Birra Artigianale.

mutta

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Negli scorsi giorni il Birrificio di Cagliari ha presentato in tutta Italia la sua ultima creazione, battezzata Mutta Affumiada. Anche in questo caso siamo al cospetto di un matrimonio insolito tra ingredienti che difficilmente si incontrano insieme: nello specifico la ricetta prevede l’aggiunta di bacche di mirto (essiccate) sulla base di una classica Smoked Ale – il nome della birra significa proprio “mirto affumicato”. Delicata e facile da bere, emerge inizialmente per la sua anima affumicata, prima di lasciare spazio al mirto che domina la chiusura con le sue tipiche caratteristiche aromatiche.

hops chili

Della Hops Chili Gang, recente creazione di Birra Amiata, avevamo accennato in un passato post sui birrifici pionieri nell’uso di particolari ingredienti. La loro era ovviamente finita nel paragrafo sul peperoncino, essendo inquadrabile come una Pacific Ipa aromatizzata proprio con questo frutto. La varietà impiegata è il Jalapeno rosso, coltivato presso il Podere Bazzino del Gruppo Cooperativo Il Quadrifoglio. Questa realtà locale si occupa di attività di agricoltura sociale rivolte a soggetti che vivono percorsi di reinserimento, quindi Amiata ha potuto non solo confermare il suo legame con il territorio, ma anche sostenere un’iniziativa dal forte valore simbolico (e pratico).

resoa

Torniamo infine in Sardegna per presentare la Resoa, nuova American Wheat proveniente dal birrificio Mezzavia di Selargius (CA). Come il nome suggerisce accanto al classico malto d’orzo c’è una percentuale di frumento (maltato), mentre le varietà di luppolo impiegate arrivano da mezzo mondo: Amarillo, First Gold e Nelson Sauvin. Leggera (5,2%) e facile da bere, si distingue per un fruttato ampio e deciso (albicocca, fico d’india, agrumi) e per una rasoiata finale di luppolo che anticipa la chiusura lunga ed elegante. Come nella migliore tradizione Mezzavia, l’etichetta si segnala per la pulizia e la bellezza delle grafiche.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. E’ possibile sapere da quale distilleria provengono le botte botti bretoni usate per la Torba? Non so perchè, ma quasi tutti i birrifici omettono questo tipo di informazione, che personalmente ritengo importante.

  2. Scusa Andrea ma il nome corretto della cittadina scozzese è Cairndow, che tra l’altro in gaelico significa “Pietra nera” 😀

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