Come anticipato qualche giorno fa, la scorsa settimana si è tenuta l’undicesima edizione del Brussels Beer Challenge, uno dei più importanti concorsi birrari d’Europa. A dispetto del nome, la sede cambia ogni anno: un paio di edizioni si sono effettivamente svolte nella capitale, ma in realtà negli anni l’iniziativa si è tenuta in diverse città del Belgio, come Anversa, Liegi, Lovanio e Mechelen. Quest’anno si è spostata nella regione denominata Ostbelgien, o Belgio orientale, dove risiede la terza e più piccola comunità linguistica del paese, quella germanofona. Gli assaggi si sono tenuti presso Eupen, piccolo comune al confine con la Germania e sede istituzionale della comunità locale. Personalmente ho avuto l’onore di partecipare al Brussels Beer Challenge in qualità di giudice – è stata la mia quarta presenza assoluta – opportunità che mi ha anche permesso di conoscere una parte del Belgio che ancora non avevo visitato. Come sempre, infatti, il concorso è stato per noi esaminatori un mix di assaggi ed esperienze presso birrifici e altri luoghi della zona.
Gli assaggi
Il Brussels Beer Challenge è uno dei pochi concorsi che concentra gli assaggi solo nelle ore mattutine. È una scelta molto apprezzabile sia perché evita di appesantire troppo il lavoro dei giudici, sia perché, come spiegato, permette di dedicare diverse ore alla scoperta di tanti luoghi birrari. Il secondo aspetto, che può sembrare puramente ludico, ha invece una valenza fondamentale per entrare in contatto con la cultura brassicola locale. Questo aspetto permette di restituire un senso di “esperienza” a trecentosessanta gradi e di promuovere realtà che altrimenti rischierebbero di non ricevere la visibilità che meriterebbero. In termini di assaggi veri e propri, il Brussels Beer Challenge ha confermato la sua proverbiale organizzazione, consolidata da anni di esperienza acquisita sul campo. Tanti i giudici arrivati da tutto il mondo (85), con una buona percentuale di esperti italiani.
Gli assaggi si sono tenuti in una location spettacolare: la sala principale dell’hotel Kloster Heidberg, ricavato da un antico monastero di suore. Valutare le birre tra imponenti colonne, archi a sesto acuto, affascinanti vetrate e un organo sullo sfondo è stata un’esperienza senza precedenti. Interessante anche la possibilità di entrare in contatto con uno spaccato sociale del Belgio poco conosciuto, sebbene Eupen non offra grandi elementi di attrattività. Però abbiamo avuto modo di assaggiare la Eupener Bier, praticamente onnipresente in città: si tratta di una Pilsner senza troppe pretese, ma priva di difetti, realizzata dal birrificio Haacht (Brabante fiammingo). Il mio primo assaggio della Eupener Bier è avvenuto presso il Ratskeller, probabilmente il locale birrario più importante di Eupen, situato in pieno centro.
Birrificio Val-Dieu
Il programma del Brussels Beer Challenge 2022 ha previsto tre visite ad altrettanti birrifici. La prima è stata presso l’Abbazia di Val-Dieu, nella provincia di Liegi, famosa per ospitare l’omonimo birrificio. Quello di Val-Dieu è in realtà un ex monastero, poiché non vi risiede più alcun monaco. Il birrificio è dunque laico e usa il nome dell’abbazia su licenza, analogamente a quanto accade per diversi marchi belgi di spirito “religioso”. A differenza però di molte realtà del genere, l’impianto di produzione si trova effettivamente all’interno della struttura, occupando un intero edificio che affaccia sul cortile interno. La visita quindi è risultata molto interessante e ha riguardato tanto il monastero quanto il birrificio, senza soluzione di continuità.
In passato Val-Dieu è stato un marchio ampiamente reperibile in Italia, mentre oggi la relativa distribuzione è assai più limitata. La sua evoluzione esemplifica perfettamente i cambiamenti nel gusto degli appassionati italiani di birra artigianale: vent’anni fa le birre di Val-Dieu erano ricercate e identificative dell’eccellenza brassicola proveniente dal Belgio, oggi invece sono trascurate a favore di prodotti più moderni e spostati sul luppolo. La gamma del birrificio è moderatamente ampia, nonostante poggi sulle solide tipologie di origine locale: Blonde, Tripel e Brune, a cui si aggiungono alcuni prodotti speciali (Grand Cru, Cuvée 800 con dry hopping di luppolo in fiore, Excellence passata in botti, Noël, Fruitée). La filosofia produttiva è molto “vallona”, quindi con una tendenza alla dolcezza che in alcuni stili risulta accettabile (Blonde, Tripel), in altri lambisce la stucchevolezza. Visitare l’abbazia e riassaggiare un marchio a cui sono storicamente legato per i motivi espressi precedentemente è stata comunque un’esperienza davvero piacevole.
Belgian Peak Brewery
Il Belgio non è certo un paese di stampo montuoso, tanto che la vetta più alta non raggiunge neanche i 700 metri. Lì, in un contesto naturalistico molto suggestivo, è situata la giovane azienda Belgium Peak Beer, che realizza uno stretto legame con il proprio territorio. In termini visivi il birrificio è impressionante: l’impianto e il ristorante sono ospitati all’interno di un grande edificio caratterizzato dal predominio del legno e da ampie vetrate, che affacciano direttamente sulla vallata. Gli spazi, distribuiti su due piani, non possono lasciare indifferenti e in aggiunta va segnalata la bella terrazza panoramica, da cui si può godere di una bellissima vista. A detta dell’azienda, le birre sono ispirate dalla zona delle Hautes Fagnes, dove ha sede Peak Beer, ma non aspettatevi ricette creative: nella gamma base l’unica creazione un po’ particolare è la Peak Myrtille (ovviamente con mirtilli), mentre per il resto troviamo il solito trio Blonde, Brune e Tripel. A queste si aggiungono etichette stagionali o speciali, come la Peak Winter (natalizia), la Peak Summer (con luppoli Mandarina Bavaria ed Ekuanot), la Peak IPA, la Peak Grand Cru (che dovrebbe essere una Quadrupel) e un’analcolica. Da segnalare anche la valida cucina. Peak Beer è una tappa imperdibile soprattutto se legata all’attività all’aperto: dal birrificio partono diversi itinerari per sessioni di trekking di diversa difficoltà.
Brasserie Bellevaux
Anche la non distante Brasserie Bellevaux realizza il suo stretto legame con il contesto naturalistico nel quale è immersa, ma in maniera totalmente diversa. Dimenticate vetrate gigantesche, arredi moderni e spazi imponenti: qui la cornice è quella di una piccola fattoria, all’interno della quale sono ospitati il birrificio e la sala di degustazione (in due edifici distinti). L’atmosfera è a dir poco rurale e perfettamente integrata nel contesto delle Ardenne, con un suggestivo spazio all’aperto attrezzato di tavoli e siede e un paio di punti per i fuochi. Anche Bellevaux guarda alle tradizioni del Belgio per le sue birre: in gamma troviamo Blonde, Brune, Blanche e Tripel, oltre ad alcune creazioni speciali (tra cui persino una Pastry Stout). La qualità media è piuttosto convincente e il birraio è appassionato e simpatico. Anche in questo caso il birrificio è il punto di partenza per diverse passeggiate in zona, di diversa durata e difficoltà.
I risultati del Brussels Beer Challenge
Dopo questi quattro giorni in Belgio sono davvero curioso di conoscere i risultati del Brussels Beer Challenge, che saranno svelati lunedì 21 novembre. Durante la cerimonia di premiazione capiremo quali birre avranno ottenuto una medaglia nelle tante categorie previste dal concorso. Ci sarà però un altro riconoscimento che sarà consegnato successivamente: è il Trofeo Cronache di Birra per la migliore birra italiana del Brussels Beer Challenge, che attribuiremo in un’occasione ad hoc. Nel frattempo non mi rimane che rinnovare i complimenti all’organizzazione del concorso: partecipare a questa iniziativa è sempre un piacere, così come rivedere tanti amici sparsi per il mondo in un solo luogo.