La panoramica di oggi sulle nuove birre italiane comincia con una grande novità , proveniente direttamente dal Birrificio Italiano. L’azienda di Limido Comasco ha infatti annunciato in questi giorni il lancio de La Piccola, ultima creazione di Agostino Arioli. Si tratta di una Saison leggera (circa 4% alc.), di colore ambrato scuro, prodotta con una piccola percentuale di frumento tostato e con l’impiego di pepe di Sichuan poco prima dell’infustamento. Più dell’uso della spezia, che ovviamente si ripercuote sugli aromi della birra, mi interessa quello del frumento: dopo l’innovazione del luppolo tostato presente nella ricetta della Nigredo, il Birrificio Italiano si affida a un altro ingrediente sottoposto a questo procedimento. In un’altra versione, la stessa birra prevede una rifermentazione in barrique con l’aggiunta di brett. Se siete curiosi di assaggiare il risultato, sappiate che La Piccola sarà disponibile domani in anteprima presso il locale di Lurago Marinone e in altri pub d’Italia. Dettagli sul sito del birrificio.
Restiamo in nord Italia per annunciare la collaborazione internazionale tra il nostro Hibu e gli inglesi di Raw Brewing Co. Dal loro incontro è nata la Trhibu che balla, una birra da 5,6% alc. appartenente al sottostile delle Black Saison. Bisogna ammettere che nonostante quello che si potesse pensare, questa tipologia in Italia non ha avuto molta diffusione tra i nostri produttori. Se non sbaglio l’unico altro precedente è un’altra collaboration brew, la Tainted Love, creata ormai più di due anni fa dal duo Toccalmatto – Extraomnes. Se dunque volete assaggiare un’altra Black Saison (semi) italiana, sappiate che troverete la Thribu che balla all’Hibu on tap (il locale di Hibu di cui ho scritto negli scorsi giorni), da Impronta Birraia e in altri locali specializzati.
Sempre dalla Lombardia arriva invece l’ultima fatica di The Wall, battezzata Kubla Khan. Dopo un’American IPA e una White IPA, ora il marchio varesotto – che nel frattempo si è trasformato da semplice beer firm a birrificio a tutti gli effetti – presenta la sua Black IPA, prodotta con luppoli Columbus, Simcoe, Summit e Citra. Si presenta ovviamente di colore ebano con schiuma abbondante, al naso ha profumi intensi di frutta e agrumi e appena tostati, al palato è infine molto tostata, con note di caffè, cioccolato e liquirizia e un finale luppolato. Il tenore alcolico non è particolarmente elevato (6%), mentre le unità di amaro sono 65.
Nel Lazio continuano a fioccare i birrifici e in questa carrellata odierna inseriamo l’ultima nata da uno dei più giovani in assoluto: Terre di Faul. Il nome è Craven Road (6,6%) e appartiene alla categoria delle Pumpkin Ale, birre prodotte con l’aggiunta di zucche. Nello specifico quelle usate dal birraio Filippo Miele provengono da Terracina, sono di qualità Lardaia e vengono cotte al bbq prima di essere inserite in ammostamento. I malti previsti dalla ricetta sono diversi: Pils, Pale, Monaco, Chocolate, Carared, oltre all’avena che garantisce morbidezza. Svariati anche i luppoli impiegati (tra i quali Columbus e Chinook), mentre vi è anche un aggiunta di spezie a fine bollitura e in fermentazione. Nonostante quest’ultimo dettaglio, la birra si mantiene distante dagli eccessi delle interpretazioni americane dello stile: la Craven Road è molto facile da bere, con un leggera nota affumicata che si sposa con la dolcezza della zucca. Perfetta per la stagione in corso, sarà disponibile a breve in alcuni locali romani.
Proprio a Roma continua fervente l’attività del Birstrò, così come continuano i suoi eventi di presentazioni doppie. Così dopo la prima di iniziative del genere, lo scorso 29 ottobre nel brewpub del Pigneto si è alzato il sipario su due produzioni inedite: la M’importa na segale della casa e l’Ipop-B di Okorei. La prima è un’American Pale Ale prodotta chiaramente con l’aggiunta di segale, oltre a luppolo Cascade. Profumata e facile da bere, ha nel suo carattere ruvido e grezzo uno dei suoi aspetti più intriganti. L’Ipop-B è invece una Belgian Pale Ale di colore ambrato e schiuma bianca, con profumi floreali, fruttati (polpa gialla) e leggermente speziati. Corpo medio, finale secco e buon equilibrio per una birra che dovrebbe entrare con regolarità nella gamma del giovane birrificio campano.
E concludiamo la carrellata di oggi con una novità proveniente dal Birrificio Antoniano, produttore che negli ultimi mesi si sta mostrando imprevedibilmente attivo. L’ultima creazione si chiama Ponte Molino e rappresenta una scelta commerciale strategica, attraverso la quale iniziare un’importante partnership con Slow Food. La ricetta prevede infatti l’impiego di Timilia, un’antica varietà di grano con cui viene prodotto il pane nero di Castelvetrano, Presidio Slow Food siciliano. Lo stile di appartenenza dovrebbe essere quello delle Blanche belghe, poiché nelle note degustative si accenna a profumi di scorza d’arancia, coriandolo e fiori di camomilla. La birra è stata presentata al passato Salone del Gusto e si avvale persino di un suo sito web specifico.
Avete assaggiato qualcuna delle birre raccontate oggi? Opinioni al riguardo?